Il 24 marzo. «Chiamati alla luce»: la Giornata dei missionari martiri
Un'immagine di archivio di Fotogramma
Ogni anno, il 24 marzo si celebra la “Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martire”. Un appuntamento che dal 1993 si propone di ricordare tutti gli operatori pastorali, anche quelli meno noti, che hanno versato il loro sangue per il Vangelo. La scelta della data non è casuale. Il 24 marzo infatti è l’anniversario dell’assassinio, avvenuto nel 1980, di monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador. Quest’anno poi la ricorrenza assume un significato particolare. A seguito infatti del riconoscimento di un miracolo ottenuto per sua intercessione, il beato Romero sarà presto santo.
Tornando alla Giornata, tema dell’edizione 2018 è “Chiamati alla vita”. «Si intende la vita era, quella della Grazia secondo lo Spirito
Santo – spiega don Michele Autuoro, direttore di Missio Italia – , la vita di coloro che nel Battesimo si immergono nella morte di Cristo per risorgere con lui come “nuova creatura”… È la vita alla quale sono chiamati non solo i martiri, nella loro suprema testimonianza del più grande amore, quello di dare la propria vita per quelli che si amano, ma anche tutti e ciascuno di noi nella
quotidiana testimonianza di una fede vissuta nella carità e nell’amicizia verso quanti sono privati, ovunque nel mondo, di una vita in pienezza».
Il report di Fides
Nell`anno 2017 sono stati uccisi nel mondo 23 missionari: 13 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 8 laici. Fides, agenzia di stampa delle Pontificie Opere Missionarie, spiega che secondo la ripartizione continentale, per l'ottavo anno consecutivo, il numero più elevato si registra in America, dove sono stati uccisi 11 operatori pastorali (8 sacerdoti, 1 religioso, 2 laici), cui segue l`Africa, dove sono stati uccisi 10 operatori pastorali (4 sacerdoti, 1 religiosa, 5 laici); in Asia sono stati uccisi 2 operatori pastorali (1 sacerdote, 1 laico). Dal 2000 al 2016, secondo i dati raccolti dall'Agenzia Fides, sono stati uccisi nel mondo 424 operatori pastorali, di cui 5 Vescovi.
L`elenco annuale di Fides ormai da tempo non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma cerca di registrare tutti gli operatori pastorali morti in modo violento, non espressamente "in odio alla fede". Per questo si preferisce non usare il termine "martiri", se non nel suo significato etimologico di "testimoni".
Molti operatori pastorali sono stati uccisi durante tentativi di rapina o di furto, compiuti anche con ferocia, in contesti di povertà economica e culturale, di degrado morale e ambientale.
Il dossier esamina anche la piaga dei rapimenti.
Ecco l'elenco degli uccisi nel 2017
In Madagascar p. Lucien Njiva, cappuccino, è stato ucciso dai ladri all’una di notte di domenica 23 aprile, nel convento di
Ambendrana Antsohihy, in Madagascar. In Burundi don Adolphe Ntahondereye, è morto l’11 maggio, due settimane dopo la sua liberazione, a causa dello stress accumulato durante il sequestro.
In Nigeria don Cyriacus Onunkwo è stato rapito e ucciso nello stato di Imo, il 1° settembre; George Omondi è stato ucciso il 18 marzo nel tentativo di fermare i ladri che avevano preso di mira la chiesa di cui era il custode; tre catechisti laici, Joseph, John e Patrick, sono rimasti uccisi in un attentato di Boko Haram a Pulka. In Kenya p. Evans Juma Oduor è stato trovato incosciente la sera di domenica 22 ottobre, portato all’ospedale vi è morto; suor Ruvadiki Plaxedes Kamundiya, religiosa, è stata violentata e uccisa il 22 ottobre.ASIAIn Asia sono stati uccisi 1 sacerdote e 1 laico.Nelle Filippine il 4 dicembre don Marcelito Paez è stato ucciso da quattro uomini che gli hanno teso un agguato mentre era alla guida del suo veicolo; il 20 agosto, mentre si recava a guidare una liturgia della Parola, è stato ucciso il catechista laico Domingo Edo.