Nel 2011 sono stati uccisi 26 missionari cattolici, uno in più rispetto all'anno precedente. Lo rende noto l'agenzia vaticana Fides che elenca i nomi di 18 sacerdoti, 4 religiose e 4 laici. Nell'elenco per il terzo anno consecutivo, con un numero estremamente elevato di operatori pastorali uccisi, figura al primo posto l'America, bagnata dal sangue di 13 sacerdoti e due laici. Segue l'Africa, dove sono stati uccisi 6 operatori pastorali: due sacerdoti, tre religiose, e un laico. Quindi l'Asia, dove hanno trovato la morte due sacerdoti, una religiosa e un laico.L'agenzia vaticana pubblica oggi le scarne note biografiche dei missionari uccisi che, scrive, "hanno professato la sincera adesione al Vangelo non solo a parole, ma con la testimonianza della propria vita, in situazioni di sofferenza, di povertà, di tensione, di degrado, di violenza, senza discriminazioni di etnia, casta, religione, con l'unico obiettivo di annunciare Cristo e il suo Vangelo, di rendere concreto l'amore del Padre e di promuovere integralmente l'uomo, ogni uomo"."La vera imitazione di Cristo - afferma Fides citando Benedetto XVI - è l'amore. E questa è stata certamente regola di vita per suor Angelina, uccisa in Sud Sudan da militanti del Lord's Resistance Army (LRA) mentre portava aiuti sanitari ai rifugiati; e anche per Maria Elizabeth Macias Castro, del Movimento Laico Scalabriniano di Nuevo Laredo (Messico), che lavorava presso un giornale e si occupava di assistere i migranti, sequestrata e uccisa da narcotrafficanti; o ancora per Padre Fausto Tentorio, missionario italiano del Pime, parroco a Mindanao nelle Filippine, che ha dedicato tutta la sua vita al servizio di alfabetizzazione e sviluppo degli indigeni; o ancora per il laico Rabindra Parichha, ucciso in Orissa, in India orientale: ex catechista itinerante, era molto impegnato nel campo legale e come promotore dei diritti umani".