Attualità

L’iniziativa. Le Chiese italiane accolgono i bambini ucraini

Chiara Pazzaglia lunedì 12 agosto 2024

L'incontro svoltosi a Chieti Scalo

Dopo i bimbi di Gaza, martoriati nel fisico, sono arrivati anche quelli ucraini, feriti nell’anima. Sono 670 quelli che, per il terzo anno di fila, sono giunti in Italia per qualche giorno di villeggiatura, lontani dai tormenti della guerra. Sono arrivati grazie al progetto “È più bello insieme”, coordinato da Caritas Italiana con l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei, in collaborazione con Caritas Spes, Caritas Ucraina, la segreteria della Chiesa greco-cattolica in Ucraina, la nunziatura in Ucraina, le ambasciate ucraine in Italia e presso la Santa Sede. Nove le diocesi che li ospitano (Aversa, Como, Cosenza-Bisignano, Iglesias, Jesi, Lamezia Terme, Senigallia, Teggiano-Policastro, Ugento-Santa Maria di Leuca), oltre alle Acli nazionali che, attraverso i volontari delle Acli lombarde e piemontesi, hanno accolto sino a ieri 63 ragazzini tra i 12 e i 17 anni e 12 educatori, tra cui suor Oleksa Maria, religiosa di rito bizantino greco-cattolico, a Frabosa Soprana (Cuneo).

«Siamo impegnati per il terzo anno di fila in questa accoglienza», ha detto Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli, che ha finanziato il soggiorno per i 25 volontari che hanno accompagnato in queste due settimane di ferie i piccoli ucraini. «Riteniamo che, per i giovani italiani che si sono messi a disposizione, questo impegno sia un modo per diventare testimoni coi coetanei dell’orrore della guerra. I racconti dei giovani ucraini sono la prova più forte e convincente che dobbiamo schierarci fermamente dalla parte della pace, sempre. Intorno a questo progetto si è creata una bellissima rete di solidarietà: tanti imprenditori e privati cittadini del posto hanno donato scorte di generi alimentarie e altri beni. È il nostro modo per contribuire alla costruzione della pace e per sensibilizzare al tema i giovani», ha spiegato Manfredonia.

E venerdì scorso anche il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha fatto visita al gruppo di ragazzini ospitati nella parrocchia San Martino Vescovo a Chieti Scalo. In questo caso, i giovani profughi sono stati accolti dalle famiglie della diocesi. «Piccolissimi semi di pace, che però sono decisivi quando c'è solo il terribile seme della guerra», ha definito Zuppi questa esperienza di accoglienza. Lo slogan dell’iniziativa ricorda che «insieme è più bello: è bellissimo per chi esce dalla guerra, dalla violenza, dalle notti con le bombe, dal papà che non è tornato, dall’angoscia di qualcosa di tanto grande che cambia tutta la vita», ha sottolineato il presidente della Cei.

«Qui ritrovano finalmente un po’ di pace: questa è come una luce che siamo sicuri riporteranno in Ucraina», ha aggiunto il cardinale, evidenziando che «il seme più bello è anche per noi, perché molte volte non sappiamo che cosa fare di fronte a un male così grande e questo lo possiamo fare. Dinanzi alla guerra, a quella macchina di morte – ha aggiunto – tutti possiamo fare la cosa più importante di tutte che è pregare, ma anche, come ricorda San Martino, dividere». «È un'esperienza positiva – ha osservato don Marco Pagniello, direttore della Caritas Italiana – non solo per i bambini e per i loro accompagnatori, ma soprattutto per le diocesi che li hanno accolti, le parrocchie che hanno avuto la possibilità di toccare con mano gli orrori della guerra e di dare loro speranza, così che rientrando nel loro Paese potranno raccontare e sperimentare che la pace è possibile quando le persone si incontrano». Al termine di questi soggiorni in Italia, i ragazzi torneranno a casa, come desiderano fare: di nuovo, purtroppo, dove le notti sono rese insonni da bombe, droni, sirene, dal pensiero della scuola ormai solo online, dei padri e fratelli al fronte e di una guerra che sembra non possa finire mai.