Attualità

L'OPERA CONTESTATA. «Zona franca e addio No Tav»

Paolo Viana sabato 3 marzo 2012
L’alta valle di Susa, con le sue piste da sci e i suoi grandi alberghi, vuole staccarsi dalla bassa valle, che ha deciso di combattere fino in fondo la sua battaglia contro il Tav. A guidare la "secessione" è Renzo Pinard, sindaco di Chiomonte, il paese dove sarà scavata la prima galleria. Da mesi è in stato d’assedio: «Non ne possiamo più di vivere in una cittadella fortificata da filo spinato e blindati - ha ripetuto anche ieri -. Sono pronto a emanare un’ordinanza per vietare l’accesso ai mezzi militari, ma per esasperazione!» Pinard non è mai passato, come qualcuno ha detto, dall’altra parte della barricata; resta favorevole all’opera ma ci tiene a spiegare che il suo è un «sì condizionato» e che «sta diventando sempre più condizionato dal fatto che lo Stato non è in grado di realizzare quel che promette. Né l’opera, nè le compensazioni al territorio. Invece, dobbiamo riprenderci in mano il nostro futuro». Detto, fatto. Alla piemontese, senza tanti preamboli. La comunità montana sta per essere sciolta da una legge regionale che prevede una riorganizzazione amministrativa di queste valli in unioni di Comuni o in forme consortili. «Ergo, tra poco non ci sarà alcuna ragione per restare uniti - incalza Pinard - dal momento che l’esperimento non ha funzionato. La bassa valle, contraria all’opera, non accetta il dialogo mentre noi siamo pronti ad avanzare delle proposte per diminuire il disagio provocato dai cantieri alla nostra gente. Il governo nomini un commissario incaricato di progettare e gestire con gli enti locali l’evoluzione della valle, una figura che ci porti oltre la fase dell’Osservatorio». Non sono concetti improvvisati: le parole sono le stesse che usano i vertici del centrodestra: «Gli amministratori più avveduti della Valle dovrebbero giocare fin d’ora la partita decisiva al tavolo dei risarcimenti» (Napoli, vicecapogruppo Pdl alla Camera); «ci sono sindaci della Valle che sono per la legalità e io mi schiero al loro fianco» (Cota, governatore del Piemonte, Lega). Amministratori "avveduti" e sindaci "per la legalità", da Chiomonte fino a Bardonecchia gravitano tutti nell’orbita del centrodestra. Martedì s’incontreranno a Torino con la Giunta regionale. «Abbiamo un obiettivo politico - ammette Piero Biolati, sindaco di Salbertrand - ed è quello di uscire da una situazione che ormai ha solo il profilo dell’ordine pubblico e non offre speranze». Per Mauro Meneguzzi, primo cittadino di Sauze d’Oulx, è impossibile mettere d’accordo alta e bassa valle, tutti lo sanno, da anni, e creare un’unica comunità montana è stato «un atto scellerato». Di conseguenza, «la ripresa del dialogo sull’alta velocità passa attraverso la separazione» spiega Valter Marin, primo cittadino di Sestriere. Sarebbero pronti alla "traversata" i 14 Comuni dell’alta valle e soprattutto Susa, la città dove sbucherà il nuovo tunnel: «sì, sono assolutamente d’accordo su questo progetto» conferma il sindaco Gemma Amprino.Un documento di Pinard indica un comun denominatore, un obiettivo e un percorso. Queste comunità non accettano più i danni provocati alla loro economia dalle proteste contro l’alta velocità che si sviluppano solo in bassa valle ma isolano il nord e allontanano i turisti. Il risentimento colpisce tanto i No Tav quanto la politica incapace di una soluzione: «Non è accettabile che i lavori proseguano con il clima di oggi per un periodo di 15 anni - precisa il sindaco di Chiomonte - ma se si vuole realmente realizzare l’opera, che si smetta di non prendere decisioni e si inizino realmente i lavori nei termini decisi nella legge regionale dei grandi cantieri, considerando le ricadute a favore del territorio». L’obiettivo è la zona franca: «i lavori alla Maddalena hanno creato una situazione - a partire dalla perdita di controllo amministrativo su una parte del territorio - paragonabile a quella verificatasi dopo la fine della seconda guerra mondiale per la città di Gorizia, alla zona di frontiera sul confine verso la ex Jugoslavia. Credo allora che, per ripagare le popolazioni dei disagi subiti, sia indispensabile creare una zona franca per tutta la durata dei lavori della nuova linea ferroviaria» spiega il sindaco di Chiomonte. Per arrivarci, le amministrazioni dell’alta valle di Susa debbono però riconquistare un ruolo istituzionale e Pinard propone per questo di sostituire la comunità montana (a maggioranza No Tav) che oggi rappresenta tre valli con un «comprensorio comprendente l’ex comunità Alta Valle Susa».