Attualità

Il gesto. Il conflitto di Zerocalcare, un «cortocircuito» al quale dare un senso

Ilaria Solaini sabato 28 ottobre 2023

Nei giorni scorsi aveva anticipato con alcune stories sui social dove sarebbe stato, a quali eventi avrebbe partecipato al padiglione in piazza Napoleone a Lucca. Con prenotazione e senza. Con firmacopie e disegnetti, come li chiama lui. Aveva anche chiesto ironicamente di non portare il ritratto della nonna da fargli ricopiare, perché i disegnetti, appunto, avrebbe cercato di farli per accontentare tutte e tutti.

E poi? È arrivato il cortocircuito. Una parola quasi arrendevole, delicata e molto sua. Chi lo legge e lo segue lo sa. Il fumettista romano ZeroCalcare, autore tra l’altro di due serie televisive su Netflix (“Strappare lungo i bordi” e “Questo mondo non mi renderà cattivo”), l’ha scelta per descrivere come sta e perché non andrà al Lucca Comics quest’anno. Ovunque si può leggere la notizia della scelta di non partecipare e le relative polemiche: per lui, come ha scritto sui social, «è un problema il patrocinio dell’ambasciata israeliana al Lucca Comics» e non gli autori israeliani Asaf e Tomer Hanuka «che spero riusciranno ad esserci e che si sentiranno a casa, perché non ho mai pensato che i popoli e gli individui coincidessero coi loro governi».

Ma il cortocircuito è interiore: generato da ciò che lo stesso ZeroCalcare prova rispetto alla situazione drammatica che si sta vivendo a Gaza - dove «6mila persone sono state uccise» e «2 milioni sono incastrate e non sanno se saranno vive il giorno dopo». Sentimenti che stridono con l'entusiasmo e la gioia che avrebbe potuto provare sulla sua pelle, grazie all’affetto dei suoi fans, alla più grande e antica mostra del fumetto in Europa. In un mondo sempre più polarizzato e divisivo, nel quale spesso è necessario esprimersi su tutto, solo per tenere una posizione contro qualcuno e contro qualcosa… Ecco, allora, che quest’ammissione di non saper gestire questo cortocircuito interiore può suonare quasi strana. E forse per questo attira ancora più critiche sui social «perché questa decisione di ZeroCalcare è arrivata solo all’ultimo momento (il Lucca Comics inizia il primo novembre, ndr)» e «perché questa scelta danneggia i suoi lettori che avevano prenotato albergo e biglietti del treno per esserci».

Detto che pure quando il fumettista romano ha fatto dire a Sarah - uno dei personaggi guida nella sua serie "Questo mondo non mi renderà cattivo" - «Ci stanno tre cose che te fanno esse una persona giusta con gli altri: aiutà chi te lo chiede senza stà a questionà, andà sempre al passo del più lento e non lascià indietro nessuno» è stato comunque attaccato per il romanaccio o per le parolacce che utilizzava nei dialoghi, senza entrare troppo nel merito dei contenuti e dei valori che stava proponendo.

Ma torniamo al Lucca Comics, anzi al conflitto in Medio Oriente e alla striscia di Gaza dove - scrive Michele Rech, per tutti ZeroCalcare - «6mila persone sono state uccise, e 2 milioni sono bloccate e non sanno se saranno vive il giorno dopo». E dove, aggiungiamo noi di Avvenire, 1.400 israeliani tra civili e soldati sono stati uccisi del gruppo terroristico di Hamas lo scorso 7 ottobre in un attacco senza precedenti.

Da tutta questa violenza viene solo la necessità di fermarsi, pensare e, chi può, pregare. Senza per forza stilare una gerarchia del dolore, o dire sto con loro o contro di loro. Forse questo cortocircuito, se provocato perché siamo vicini alla sofferenza delle persone, non dovrebbe spaventarci così tanto.