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Egitto. Alla Camera il via libera. "Il governo si impegni" per la cittadinanza a Zaki

Redazione Internet mercoledì 7 luglio 2021

Tre mesi dopo il Senato, anche la Camera approva la mozione per chiedere il conferimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki, lo studente dell'Università di Bologna, detenuto in Egitto da febbraio 2020 con l'accusa di attentato alla sicurezza nazionale. La vicenda del giovane attivista per i diritti umani ha mobilitato l'opinione pubblica internazionale.
Ad approvare il testo alla Camera una maggioranza ampia ma non unanime, Fratelli d'Italia infatti si è astenuta "nella convinzione che un'ingerenza del Parlamento italiano non aiuterà la situazione". "Non servono forzature politiche ma diplomazia. Temiamo che la concessione della cittadinanza possa essere vista dall'Egitto come un'intromissione". Lo ha detto la deputata Wanda Ferro di Fratelli d'Italia, annunciando alla Camera il voto di astensione del gruppo. "Quella di cui stiamo discutendo oggi - ha aggiunto - potrebbe essere vista come una manovra di marketing politico che non aiuta ma potrebbe invece compromettere il percorso per la liberazione dello studente. Serve una diplomazia silenziosa".
Mentre la Lega, pur votando a favore, ha sottolineato i suoi dubbi sul fatto che il documento possa essere "percepito come una ingerenza nella sovranità nazionale egiziana".
Nello specifico la mozione impegna il Governo ad "avviare tempestivamente mediante le competenti istituzioni le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick George Zaki la cittadinanza italiana". Il testo approvato a Montecitorio impegna l'esecutivo anche a "continuare a monitorare, con la presenza in aula della rappresentanza diplomatica italiana al Cairo, lo svolgimento delle udienze processuali a carico di Zaki e le sue condizioni di detenzione".

E poi a sostenere, "nei rapporti bilaterali con l'Egitto e in tutti i consessi europei ed internazionali, l'immediato rilascio di Patrick Zaki e di tutti i prigionieri di coscienza: difensori dei diritti umani, giornalisti, avvocati e attivisti politici finiti in carcere solo per aver esercitato in modo pacifico i loro diritti fondamentali".



"Per raggiungere l'obiettivo della liberazione di Patrick Zaki abbiamo deciso di promuovere un ricorso presso il Comitato istituito dalla Convenzione contro la tortura, adottata dalla Nazioni Unite nel 1984, affinché sia avviata un'inchiesta internazionale sulle condizione dei detenuti 'politici' in Egitto. Una proposta che viene anche dell'impulso della senatrice del M5s Michela Montevecchi. Se non dovessimo ottenere i risultati sperati, ci attiveremo, in base all'art. 30 della Convenzione che prevede tre fasi per risolvere una controversia tra Stati. Una prima fase è di negoziato. Qualora non ci siano soluzioni, si può procedere con una seconda fase che prevede l'intervento di un giudice esterno, un arbitrato, che emette una sentenza, chiamata lodo. Nel caso lo Stato in questione non osservi la sentenza allora c'è un terzo step, cioè si può fare ricorso unilateralmente alla Corte internazionale di Giustizia". E' la proposta avanzata da Iolanda Di Stasio, deputata del MoVimento 5 Stelle e capogruppo in commissione Esteri, durante la dichiarazione di voto in Aula sulla mozione per Patrick Zaki.


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