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L'intervista. Wolff: «Weidmann esagera, non è la Bce»

Giovanni Maria Del Re sabato 5 luglio 2014
Le riforme vanno fatte, ma la Bundesbank non deve immischiarsi nei fatti dei singoli stati membri, ed è giusto concedere all’Italia la flessibilità indispensabile per le grandi riforme strutturali. Si può proprio dire che non corrisponde al cliché del germanico ultrarigorista l’economista tedesco Guntram Wolff, oggi direttore del "Bruegel" di Bruxelles, classificato in un’indagine Usa il secondo miglior think tank di economia internazionale al mondo (dietro il celebre Brooking Institution di Washington). Wolff ha un passato proprio alla Bundesbank e poi alla Commissione Europea. «Vede – dice –, il presidente della Buba Jens Weidmann dovrebbe ricordarsi che non è ruolo della banca centrale tedesca commentare le politiche interne di uno stato membro. Forse un po’ di più può la Bce, ma anche in questo caso con moderazione».Rischia di essere controproducente?Direi di sì. Weidmann con le sue dichiarazioni rischia di suscitare una forte opposizione in Italia, perché poi sembra che il Paese debba fare le riforme solo perché lo chiede la Bundesbank. È l’esatto contrario di quello che bisogna fare.Vale a dire?Partiamo da un punto. È certamente vero che l’Italia le riforme le deve fare, e che finora non abbiamo visto molto. Tuttavia è chiaro che bisogna dare a Paesi che hanno davanti a sé enormi sfide, come l’Italia ma anche la Francia, degli stimoli positivi, concedere quella flessibilità di cui hanno bisogno.Ci dica di più su questa flessibilità.Se l’Italia riesce ad attuare la riforma del secolo, quella del mercato del lavoro, e l’altra riforma del secolo, quella della pubblica amministrazione, rendendola più efficace e rapida, allora è giusto dire che si tratta di riforme cruciali che però hanno un innegabile costo. E allora si potrebbe concedere all’Italia, ad esempio, di rallentare temporaneamente lo sforzo di aggiustamento per ridurre il debito. Magari chiedendo non la riduzione di un ventesimo l’anno dell’eccedenza rispetto al tetto del 60% del Pil, come previsto dai trattati, ma - che so - solo un trentesimo.Anche facendo più deficit?No, questa sarebbe un’operazione molto rischiosa visto l’innegabile, elevatissimo debito.Già, ma bisognerà fare i conti con la Germania…Ascolti, a Berlino sono assolutamente in ansia che Italia e Francia le riforme le facciano. Perché in una cosa ha certamente ragione Renzi: bisogna urgentemente far ripartire la crescita. Sono convinto che se le riforme si mettono davvero in moto, Berlino dimostrerà comprensione e disponibilità.Dunque il governo Renzi deve accelerare? Il premier parla di 1.000 giorni…Non sono un politico, ma credo che chi governa debba cogliere rapidamente il momento. E adesso Matteo Renzi ha avuto uno straordinario successo elettorale, che crea un clima propizio per poter condurre in porto le riforme.Quando parla di "riforme fatte" per ottenere flessibilità, che intende?Beh, almeno che siano state definitivamente approvate le relative leggi in Parlamento. Perché poi è chiaro che per l’attuazione concreta ci vuole tempo, un anno o forse anche più. E non si può aspettare così tanto per dare l’ossigeno di cui l’Italia ha bisogno.