Privacy. Whatsapp, messaggi a rischio intercettazione
Nel sistema di crittografia end-to-end di WhatsApp, la più famosa applicazione di messaggistica istantanea, è stata scoperta una porta di accesso - “segreta” - che permette a Facebook, proprietaria della piattaforma, o potenzialmente da altri, di intercettare e leggere i messaggi presenti all'interno di tutte le conversazioni di WhatsApp.
A darne notizia è stato il Guardian.
Secondo quanto ha riportato Tobias Boelter, il ricercatore dell'Università di Berkeley in California che ha scoperto la porta di accesso - “segreta” -, Facebook, la compagnia che ha acquisito WhatsApp nel 2014 per 22 miliardi di dollari, sarebbe a conoscenza della vulnerabilità nel sistema di crittografia end-to-end di WhatsApp fin dal mese di aprile del 2016 ma non avrebbe fatto niente per correggerla in quanto si tratterebbe di un comportamento previsto dallo sviluppatore.
La privacy dei messaggi, garantita dal criptaggio dei messaggi, è una delle preoccupazioni principali di tutte le aziende di tecnologia, e in particolare di WhatsApp che con oltre un miliardo di utenti, è la app più usata al mondo per chattare: sul sito dell'applicazione si legge che «la crittografia end-to-end di WhatsApp assicura che solo tu e la persona con cui stai comunicando possiate leggere ciò che viene inviato, e che non ci sia nessuno nel mezzo, nemmeno WhatsApp».
Il cofondatore di WhatsApp, Jan Koum, aveva scritto in un post su Facebook il 5 aprile 2016 che «per chi usa l’ultima versione dell’app, ogni messaggio, foto, filmato, documento o messaggio vocale che viene spedito è automaticamente criptato. Anche le chat di gruppo e le chiamate vocali».
Ma stando a quanto riportato dal Guardian la falla dentro il sistema di crittografia end-to-end non garantirebbe la privacy degli utenti, la libertà di espressione e l'inviolabilità delle conversazioni scambiate attraverso l'applicazione WhatsApp.
Grazie a questa vulnerabilità inoltre qualsiasi ente governativo può richiedere l’accesso a informazioni che gli utenti ritengono sicure, perché protetti dai migliori algoritmi di crittografia, come chiaramente affermato da WhatsApp e Facebook. Secondo alcuni analisti si tratta di una miniera d’oro per le agenzie di sicurezza e di un grande tradimento verso gli utenti.