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Casi in aumento. West Nile, febbre che ora fa paura. Ma c’è il rimedio

Luca Bartoli domenica 26 agosto 2018

Due anziani sardi gravi, anche se in condizioni stazionarie. E il primo caso anche a Piacenza, dove ieri è finita in ospedale una donna di 70 anni. Fa sempre più paura, il contagio da febbre West Nile. L’ultima vittima – due giorni fa in Lombardia – era una 77enne pensionata di Mantova, in coma da una settimana: ha aggravato un bilancio da record per questo virus. Tredici in tutto i morti da inizio anno, di cui cinque in Veneto in poco più di un mese e sette in Emilia Romagna.

I numeri del 2018 non si erano mai verificati nel nostro Paese, complice l’alternanza di piogge e caldo torrido di quest’estate, perfetto per la proliferazione delle zanzare. I pazienti il cui contagio è stato accertato nell’anno in corso, secondo il bollettino ufficiale dell’Istituto superiore di sanità, sono ben 255 e sono destinati ad aumentare da qui al termine dell’estate. L’anno con più casi fino a oggi era stato il 2016, con 71 infezioni, 55 quelle verificatesi nel 2017, con un trend sempre in crescita dal 2008, anno in cui West Nile è stato riscontrato per la prima volta in Italia sull’uomo (si trattava di un donatore di sangue del Polesine). Gli esperti e le autorità parlano di situazione impegnativa, ma non preoccupante. Oltre a non essere trasmissibile da uomo a uomo, ma solo attraverso zanzare infette, nell’80% dei casi West Nile non dà alcun disturbo. Due pazienti su dieci accusano effetti tipici, assimilabili a quelli di una semplice influenza.

L’1 per cento di pazienti infetti – anziani, bambini, o immunodepressi – può riscontrare effetti neurologici, anche permanenti, fino ad arrivare alla morte. E l’Italia, seppur tra i Paesi più colpiti, non è sola: in tutta Europa si è assistito a un’impennata di casi. Due le caratteristiche comuni a tutti i pazienti che si sono arresi al virus: l’età avanzata e uno stato di salute già in parte compromesso da altre patologie più o meno gravi, ma non correlate con il virus del Nilo occidentale.

Erano malati il 91 enne scomparso martedì scorso a Padova, residente nel popoloso quartiere dell’Arcella, e l’altra vittima padovana del contagio, un uomo di Este, ai piedi dei colli Euganei. La 74enne che il 13 agosto è morta a causa del virus nel reparto di Medicina dell’ospedale di Oderzo, nel Trevigiano, era invece una paziente oncologica in fase terminale. Molto anziani anche i due veronesi contagiati che si sono spenti rispettivamente il 31 luglio e il 18 agosto: un 85enne di Gazzo Veronese morto all’ospedale di Legnago e una signora 85enne di San Giovanni Lupatoto, già afflitta da una grave patologia, ricoverata all’ospedale di Borgo Roma dove si era recata per un controllo di routine. Lunedì scorso a perdere la vita era stato un 85enne di Lugo di Romagna, uno dei primi casi registrati in provincia di Ravenna a inizio agosto, dopo che la febbre persistente dovuta al virus si era aggiunta ai disturbi nelle altre malattie di cui soffriva l’anziano.

Un profilo molto simile a quello della donna di Faenza morta per West Nile appena alcuni giorni prima. A Ferrara, nella notte tra martedì e mercoledì, si è registrata invece il quarto decesso in città: una donna di 88 anni, già affetta da altre patologie, ricoverata da diversi giorni all’ospedale di Cona. Nel frattempo le amministrazioni locali sono corse ai ripari per proteggere i cittadini più deboli. In Veneto, Regione più colpita con 105 casi di cui 34 con conseguenze neurologiche, la Giunta Zaia ha annunciato un Piano straordinario di disinfestazione a tappeto che potrebbe prendere il via ai primi di settembre: un’operazione da 4-500 mila euro per eliminare esemplari adulti e larve di zanzare e ottenere effetti immediati sul contagio.