L'intervento. «Welfare, famiglia, istruzione e Creato: una proposta politica cattolica»
Paolo Ciani
Caro direttore,
un sondaggio ha posto ad alcuni nostri concittadini la domanda “se c’è bisogno di un partito che fa riferimento ai valori cattolici”. Il 24% degli intervistati ha risposto di sì; così come alla successiva domanda il 62% ha risposto di riconoscersi nella fede cattolica.
Questa rilevazione mi ha portato a qualche riflessione su una questione “antica” che nuovamente e approfonditamente Avvenire sta trattando in questi mesi. Quando nel 2018 con alcuni amici di diverse esperienze ecclesiali e sociali - abbiamo dato vita ad una nuova formazione politica, Demos-Democrazia Solidale, lo abbiamo fatto anche perché il panorama dei partiti in campo non ci appariva dei più allettanti per dei cristiani che volevano impegnarsi in politica. Fummo esortati anche dalle parole del cardinal Bassetti: «Chi si impegna nell’amministrare la cosa pubblica deve ritornare ad essere un nostro figlio predi-letto: dobbiamo mettere tutta la forza che ci resta al servizio di chi fa il bene ed è davvero esperto del mondo della sofferenza, del lavoro, dell’educazione ». In tanti ci hanno spinto a continuare.
Molti ci esortavano dicendo: « È bene che in politica ci sia qualcuno “di noi”, ossia cresciuto e formatosi alla scuola del Vangelo e nella partecipazione alla vita della Chiesa». Come dare rappresentanza? Non credo si possa tornare a formule partitiche del passato: la realtà che viviamo è nuova e chiede di pensare un nuovo futuro. Il messaggio cristiano troppe volte è stato svilito, o perché solo di facciata o perché strumentalizzato a propri interessi. Nel passato, ma anche nel presente: mi ha colpito ad esempio l’«afonia» parlamentare di tanti cattolici sulla pace.
Oggi la sfida è trovare nuove vie di rappresentanza per ricostruire un tessuto di umanità semplice e sincera, favorendo così anche una nuova aggregazione politica. È la scelta di ripartire dal “noi”, dalla forza del noi, e non dall’“io” e renderla anche proposta politica. San Giovanni Paolo II diceva che «gli uomini soffrono per mancanza di visione ». È vero anche per l’oggi dell’Italia: manca una visione del Paese e del suo futuro. E molti, soprattutto giovani, spaesati, si rinchiudono in loro stessi. L’esperienza ecclesiale ci ha spinti a impegnarci anche nella politica per ricostruire un “noi” che susciti passioni, entusiasmi e anche sacrifici per il bene comune di tutti. Insomma, impegnarsi per un’Italia che sappia ripartire dagli ultimi per essere davvero di tutti. Un’Italia che si impegni nell’orizzonte europeo e internazionale. È determinante per noi raccogliere e reinterpretare per l’oggi lo spirito che animava i politici cattolici nella ricostruzione di un Paese distrutto dalla guerra. L’utopia di una Italia che ritrovi la passione per il bene comune di tutti è per noi non solo un’aspirazione, ma un impegno che è divenuto anche politico. Vogliamo dare rilievo al welfare, alla famiglia, all’istruzione e alla cultura, alla vita, alla cittadinanza, all’integrazione e alla salvaguardia del Creato. Tutto ciò non è secondario: il benessere sociale costituisce il tessuto attraverso cui una società si connette e cresce. Il fatto che in tanti pensino sia importante un partito che faccia riferimento ai valori cattolici è per noi uno stimolo e una conferma importante. Ciò che abbiamo visto con chiarezza in questi anni è che i nostri concittadini cercano dei «testimoni credibili»: non solo chi ostenta a parole, ma chi vive ciò in cui crede e ciò che dice. Ci auguriamo di esserlo sempre di più, anche per costruire insieme una casa comune e dare rappresentanza a tanti che oggi si sentono non rappresentati.
Deputato e segretario di Demos