Europa. Von der Leyen non apre ai Conservatori. Tormentone Orbán: sarà boicottato
Ursula von der Leyen nell’incontro con la delegazione della sinistra di The Left saluta Manon Aubry
È la settimana cruciale per Ursula von der Leyen, con il voto di conferma, giovedì a ora di pranzo (intorno alle 13), alla plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. Mercoledì ci sarà la rielezione, considerata scontata, di Roberta Metsola a presidente dell’Europarlamento (anche se in teoria avrebbe una sfidante, la spagnola della sinistra di The Left Irene Montero, con zero chances però).
Più tesa rimane, malgrado il passare dei giorni, la situazione per la tedesca Von der Leyen. La quale si prepara per il discorso che dovrà tenere giovedì mattino in plenaria e che sarà analizzato attentamente soprattutto dagli europarlamentari dubbiosi. Dopo una settimana passata in intensi negoziati con i gruppi della “maggioranza Ursula” (Popolari, Socialisti e Liberali-macroniani di Renew) e con i Verdi, ieri la presidente ha visto l’estrema sinistra di The Left (di cui ora fanno parte gli europarlamentari dei Cinque stelle e che voterà contro). «Se siamo uniti come Ue – ha detto loro - possiamo superare montagne».
Mercoledì, invece, gli occhi saranno puntati soprattutto sull’incontro con i Conservatori (Ecr) di Giorgia Meloni, di cui fa parte la truppa dei 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia. Anche oggi, rispondendo a una domanda dell’eurodeputato M5s Gaetano Pedullà, Von der Leyen ha ribadito che «non ci sarà un accordo strutturale», visto oltretutto il veto di Socialisti e Renew. Niente vieta però un appoggio esterno, tanto più che il voto giovedì sarà segreto. Il gruppo, cui è stata lasciata «libertà di coscienza», è diviso. Per un no sono i polacchi, i rumeni e i francesi. Per il sì propendono i cechi del premier di Praga Petr Fiala. E FdI? La scorsa settimana l’eurodeputato meloniano Nicola Procaccini, copresidente dei Conservatori, ha affermato che «per il momento la posizione è negativa». Ieri si parlava di una telefonata di Von der Leyen alla premier italiana, con al centro il commissario italiano. Non sono giunte conferme e non è escluso che Meloni scelga di sentirla solo dopo aver raccolto le impressioni della delegazione di FdI a Strasburgo. «Chiederemo – ha dichiarato in ogni caso il ministro degli Esteri, il forzista Antonio Tajani - un portafoglio importante e una vicepresidenza».
Per Von der Leyen sarebbe pericoloso poggiarsi sulla sola “maggioranza Ursula”, che in teoria le darebbe 401 voti sui 361 necessari. Il rischio di franchi tiratori (probabilmente una cinquantina) resta molto elevato. Tra i Popolari contro di lei sono i Républicains francesi e l’SDS dell’ex premier sloveno Janez Janša, tra i Socialisti sono in dubbio i francesi e in Renew sono contrari i tedeschi dell’Fdp e gli irlandesi del Fianna Fail. A proposito di Renew, si è aggiunto un nuovo problema: essendo precipitato al quinto posto dal terzo, secondo le regole interne del Parlamento Europeo gli toccano ora solo due e non più tre vicepresidenze dell’assemblea, ma Renew non ci vuole stare e ora alza la posta.
Rimangono i Verdi, che, con i loro 53 seggi darebbero molta sicurezza alla tedesca anche se una parte di loro votasse no. I vertici degli ecologisti restano molto disponibili, anche se ufficialmente decideranno solo giovedì dopo il discorso di Von der Leyen.
Intanto prosegue la saga intorno a Viktor Orbán, il primo ministro ungherese divenuto presidente di turno dell’Unione e contestatissimo da tutti gli altri leader Ue (tranne la Slovacchia) per le sue «missioni di pace» a Mosca, Pechino e da Donald Trump all’inizio del suo semestre di presidenza. Ieri il capo di gabinetto del leader ungherese ha affermato che il premier ha inviato una lettera ai membri del Consiglio Europeo per illustrare l’esito delle sue «missioni», una portavoce ha poi confermato la ricezione. Certo l’irritazione è alle stelle. Ieri la Commissione ha annunciato che a tutti i consigli informali che si terranno a Budapest invierà solo funzionari (lo stesso vogliono fare molti Stati membri) ed è sempre più probabile che sarlterà pure il Gymnich, tradizionale incontro informale estivo dei ministri degli Esteri. Non ci sarà, infine,la tradizionale visita del collegio dei commissari nella capitale del Paese di presidenza, dunque Budapest. Non si era mai visto.