Verso il voto. Von der Leyen e Berlusconi, i due scivoloni che chiudono la campagna
Ursula Von der Leyen. La presidente della Commissione Ue «avvisa» l'Italia, ma poi deve correggere il tiro
A rendere incandescente l'ultimo giorno di campagna elettorale sono due personalità molto diverse ma che hanno in comune l'appartenenza al Partito popolare europeo: Ursula Von der Leyen e Silvio Berlusconi. Giovedì sera, quasi in contemporanea, i due sono scivolati su temi delicatissimi: la presidente della Commissione Ue si è lanciata in una valutazione del voto italiano poco in linea con gli standard di neutralità dell'Unione, il capo di Forza Italia ed ex premier ha fornito ancora una volta una "giustificazione" all'offensiva bellica di Vladimir Putin, ma con parole e modi mai utilizzati prima e anche, per diversi aspetti, singolari.
VON DER LEYEN, L'AVVISO A ROMA E IL CHIARIMENTO
"Vedremo il risultato del voto in Italia, ci sono state anche le elezioni in Svezia. Se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria", ha detto Von der Leyen rispondendo a una domanda (fatta da una studentessa italiana, Erika Passoni) durante un intervento all'università di Princeton, a margine dell'Assemblea dell'Onu a New York.
La domanda era specifica, riguardava l'eventuale risultato delle elezioni in Italia, alla luce del fatto che tra i candidati vi sono figure che politicamente sono state vicine a Putin. Stamattina, come prevedibile, è iniziata l'offensiva dei leader di centrodestra.
"Parole disgustose", commenta Matteo Salvini: il suo partito, la Lega, presenterà una mozione di censura all'Europarlamento. "Consiglio prudenza ai commissari Ue", dice Giorgia Meloni che però, con i vertici di Fdi, continua a rassicurare sulle posizioni di un eventuale governo di centrodestra. Anche Forza Italia tiene il doppio registro, la reazione a VdL ma anche le rassicurazioni.
Pure il Terzo Polo di Renzi e Calenda si mostra perplesso per gli avvisi preventivi di Von der Leyen, mentre Enrico Letta, segretario del Pd, ricorda che "la presidente della Commissione Ue non è una pericolosa comunista, in ogni caso chiarirà, in questa fase le istituzioni Ue devono lasciare campo libero al dibattito". E in effetti, a metà giornata la presidente della Commissione fa chiarire dal suo staff: nella sua risposta Ursula von der Leyen "ha esplicitamente detto che la Commissione lavorerà con tutti i governi che usciranno dalle elezioni e che vogliono lavorare con la Commissione europea".
VdL, spiega Bruxelles, "ha cercato di spiegare il ruolo di guardiana dei Trattati della Commissione e in particolare nel campo dello stato di diritto". Quando ha parlato di "strumenti", si specifica, VdL faceva riferimento a "procedure in corso in altri Paesi". In ogni caso anche una voce della società civile, il Movimento europeo, presidente Virgilio Dastoli, considera un "errore" l'intervento di Von der Leyen. Tuttavia, il Movimento ricorda ai leader del centrodestra che "i soldi del Next generation EU fanno parte di un debito pubblico europeo" e quindi sottoposti a "vincoli" che chi governa dovrà rispettare.
BERLUSCONI E LE STRANE DICHIARAZIONI SUL "MOVENTE" DI PUTIN. POI LA RETROMARCIA, MA KIEV ACCUSA
Le altre parole che stanno segnando l'ultima giornata di campagna elettorale prima del silenzio elettorale sono state pronunciate da Silvio Berlusconi, giovedì, nel salotto di Porta a porta: "Putin - ha detto l'ex premier - è caduto in una situazione veramente difficile e drammatica. Dico è caduto perché è stato spinto dalla popolazione russa, dal partito, dai ministri, dal Donbass, a inventarsi a questa operazione speciale, per cui le truppe russe sarebbero dovute arrivare a Kiev in una settimana, e sostituire con un governo di persone perbene il governo di Zelensky, e un'altra settimana tornare indietro. Invece hanno trovato una resistenza imprevista e imprevedibile da parte delle truppe ucraine, che poi sono state anche foraggiate con armi di tutti i tipi da parte dell'Occidente". Ora "le truppe russe si sono sparse in giro per l'Ucraina, mentre secondo me - spiega Berlusconi - avrebbero dovuto soltanto fermarsi
intorno a Kiev".
Insomma, Putin sarebbe vittima di pressioni interne e da parte dei filorussi del Donbass. E il suo piano era sostituire Zelensky con "persone perbene". L'imbarazzo per queste parole si taglia a fette in Forza Italia, che sin dal mattino inizia con una campagna sociale tambureggiante per confermare le posizioni atlantiste storiche del leader e del partito. Lo stesso Berlusconi fa professione di atlantismo e europeismo nelle varie interviste di giornata. "Parole gravissime e scandalose", reagisce Enrico Letta. Mentre i leader di Lega e Fi provano a minimizzare. "Se si è corretto va bene così", dice Salvini. "Chiedete a Letta di Fratoianni", reagisce Giorgia Meloni. Tuttavia, la vicenda non scivola nel dimenticatoio.
E la reazione più pesante viene da Kiev: "Putin - spiega il portavoce di Zelensky, Serily Nykyforov - è al potere da più di 20 anni. Ha ucciso o imprigionato gli avversari politici. Ha mandato un esercito di assassini stupratori nel territorio di uno Stato sovrano. Ha organizzato un massacro in Siria, è responsabile dell'abbattimento di un aereo passeggeri con 300 persone nel 2014. E ora minaccia le armi nucleari. Quindi, se capiamo bene, Berlusconi si fida di lui e usa il suo esempio per definire chi è persona rispettabile e chi no? È essenziale che i cittadini scelgano candidati che abbiano e seguano i giusti principi morali".
Insomma, la campagna elettorale finisce nel punto in cui era iniziata: le posizioni più o meno chiare, o più o meno ambigue, granitiche o incerte, su Ucraina, Putin, su Ue e alleanza atlantica.