Attualità

Coronavirus. Volontariato allo stremo (e sotto attacco). Sos al governo

Nello Scavo mercoledì 25 marzo 2020

Operatori del volontariato tra i migranti

Prima chiedono «Dove sono finiti il volontariato e le Ong?». Poi si scopre che non solo stanno sul campo, ma che non ricevono neanche le mascherine per potersi proteggere. «È necessario e urgente distribuire i presidi sanitari anche ai volontari e agli operatori impegnati nelle attività di assistenza alle persone che già si trovavano in una condizione di fragilità e marginalità», scrive Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore, in un appello quasi disperato ad Angelo Borrelli (Protezione civile) e alla ministra delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo.

In altre parole il volontariato italiano insieme alle cooperative sociali provvede «in questo periodo difficile ai bisogni di anziani soli, disabili, minori in comunità». In tutto, 87 organizzazioni tra cui, per fare un esempio, Focsiv che da sola raduna altre 87 sigle del volontariato internazionale. Le organizzazioni che aderiscono al Forum possono contare su 141 mila sedi territoriali, più di qualunque altra istituzione. Ci sarebbe da dire solo «grazie», e invece oltre ad essere di nuovo colpiti dalla macchina della disinformazione, «i loro sforzi rischiano di fermarsi perché – insiste Fiaschi – non dispongono di presidi sanitari di protezione, una carenza che sta esponendo sia i volontari che chi viene aiutato ad un rischio enorme di contagio». Il tributo è altissimo: «Sono molti i volontari già ammalati e purtroppo anche quelli che sono morti». C'è bisogno non solo di mascherine, da tempo introvabili, «ma camici, occhiali di protezione, guanti, liquidi igienizzanti, termometri a infrarossi, tute di protezione per agenti biologici».

Chi invece in tutto il mondo si sta armando, sono le truppe dell'odio, a cui arrivano i rinforzi degli “accelerazionisti”. Sostengono che bisogna fare in fretta per indirizzare il contagio verso le comunità immigrate, gli ebrei, gli islamici in generale. Non si tratta solo di svalvolati da tastiera. Perfino il Fbi ha dovuto lanciare l'allarme. Perché dagli Usa ai lander tedeschi, dai neofascisti greci ai nazitwittaroli di casa nostra, il salto della specie non c'è stato. «I membri di gruppi estremisti si stanno incoraggiando l'un l'altro a diffondere il virus, se contratto, attraverso fluidi corporei e interazioni personali», si legge in una nota ottenuta dall'emittente americana Abc. I suprematisti stanno incentivando i loro seguaci vittime di contagio a diffondere la malattia colpendo in particolare i poliziotti e gli ebrei, pianificando di recarsi «in qualsiasi luogo in cui possano trovarsi riuniti, includendo mercati, uffici politici, imprese e luoghi di culto». Gli investigatori li chiamano «accelerazionisti», per la loro criminale volontà di velocizzare la diffusione del Covid. Fanatici che possono contare su una certa ammirazione anche da questa parte dell'Atlantico, dove la filiera dell'odio non si è mai messa in quarantena. È così che sul web finisce per venire rimescolata e moltiplicata la domanda «Dove sono finite le ong?», alle risposte dell'estrema destra: «Il vero virus è l'antirazzismo».

È bastato un nulla perché i fasciosovranisti specializzati nell'acchiappaclic (non li menzioniamo perché non meritano alcuna pubblicità) facessero incetta di visualizzazioni. In arrivo ci sono libri pubblicati dalle copisterie dell'ultradestra: promettono di svelare il complotto che si cela dietro al contagio. Per non dire delle solite pagine web che dopo aver sostenuto la spinta a tutta destra del governo “Conte I” sulle politiche migratorie, adesso rispolverano i cavalli di battaglia contro «buonisti» e «immigrazionisti».

Il rischio è che anche stavolta “la foresta che cresce” non faccia rumore. Ma è grazie agli operatori sul campo, come ricorda il Forum del Terzo Settore, che la situazione non è perfino peggiore. Ad esempio nel Foggiano, dove “Intersos” appena scattata l'emergenza ha cominciato un'attività mirata di contrasto alla diffusione del Coronavirus nei ghetti: assistenza per 2.400 persone (italiani compresi), visite mediche, materiale informativo, incontri per spiegare le regole di base per la prevenzione. E ancora la rete di Focsiv, con mille iniziative. Anche quelle che non finiscono nel tam–tam dei social network. Come in Emilia, dove gli operatori di “Ibo Italia” in accordo con l'Asl di Parma stanno reclutando volontari che si offrano per il servizio di baby sitter ai figli del personale sanitario in servizio negli ospedali. Con o senza le mascherine.