Lo scandalo. Schiavi del sesso o del lavoro, piccoli e invisibili: ecco chi sono
Una vittima di tratta
Tratta e sfruttamento minorile, 1 vittima su 3 è un minorenne. Un fenomeno sommerso presente anche in Italia dove 1 caso su 20 nel 2020 riguarda i minori. Raddoppiato negli ultimi anni tra i casi emersi il numero delle donne vittime con figli piccoli a rischio di violenze e ricatti
In vista della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani, Save the children diffonde la XI edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili” sulle vittime minori sfruttate in Italia. Più di 1 vittima di tratta su 3 (34%) nel mondo è minorenne, in prevalenza di genere femminile . Una percentuale che, pur riguardando i soli casi giudiziari accertati di un fenomeno ben più vasto, è più che triplicata negli ultimi 15 anni ed è anche più elevata nelle regioni a basso reddito (Africa sub-sahariana e occidentale, Asia meridionale, America centrale e Caraibi) dove i minori sono la metà delle vittime totali accertate. Tra le regioni del mondo, il numero più alto di casi accertati con vittime minorenni è quello rilevato in Europa occidentale e meridionale, con 4.168 minori vittime, in maggioranza maschi (59%) . Rispetto alle forme di sfruttamento a livello globale, la tratta a scopo di sfruttamento sessuale riguarda il 72% delle bambine e ragazze vittime, mentre la forma prevalente nel caso dei maschi è quella lavorativa (66%).
In vista della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani che ricorre il prossimo 30 luglio, Save the Children - l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – diffonde oggi l’XI edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili – Fuori dall’ombra: le vite sospese dei figli delle vittime di sfruttamento”. Il rapporto analizza le condizioni di bambine, bambini, adolescenti e giovani vittime o potenziali vittime di tratta e sfruttamento nel nostro Paese, anche alla luce dell’impatto della pandemia che le rende ancora più vulnerabili.
Tratta e sfruttamento degli esseri umani, in particolare dei minori, sono fenomeni di difficile emersione, a causa degli enormi interessi dei trafficanti - in un mercato che si trasforma ma non accenna a diminuire - e dell’insufficiente impegno dei governi nel monitoraggio e nell’azione di prevenzione e contrasto. Già prima della pandemia, la punta dell’iceberg costituita da 50.000 vittime accertate nel mondo indicava uno scenario allarmante ; un quadro destinato a peggiorare per le conseguenze dell’emergenza Covid-19 che ha spinto in povertà nel 2020 142 milioni di bambini e adolescenti in più .
La situazione in Italia
La tratta e lo sfruttamento sono fenomeni che non risparmiano neanche l’Italia, dove le vittime prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta nel 2020 erano 2.040, tra cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell’anno. Si tratta in prevalenza di donne e ragazze (81,8%), mentre 1 vittima su 20 è minore (105) . Tra i paesi d’origine delle vittime prevale la Nigeria (72,3%), seguita da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco, mentre la forma di sfruttamento più rilevata è quella sessuale (78,4%), seguita da quella lavorativa (13,8%), l’1% delle vittime è stato coinvolto in economie illegali e lo 0,6% nell’accattonaggio. I minori vittime di sfruttamento lavorativo intercettati dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel 2020 sono 127, sia stranieri che italiani, con una leggera prevalenza femminile (57,7%). Gli illeciti riguardano in gran parte il settore terziario (88%), seguito da industria (4,7%), edilizia (3,9%) e agricoltura (2,4%) . Un dato che deve far riflettere sulla necessità di indagini mirate a far emergere un fenomeno ancora per lo più sommerso.
Un elemento particolarmente allarmante e poco considerato riguarda le donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale con figli minori, spesso anch’essi nelle mani di sfruttatori e trafficanti: i casi di ex-vittime o vittime con figli individuati sono quasi raddoppiati tra il 2016 e il 2020, passando dal 6% all’11,6% sul totale dei casi presi in carico dal sistema anti-tratta, con ulteriore aumento nei primi sei mesi del 2021 (+0,4%). Attualmente il sistema anti-tratta assiste 190 nuclei vulnerabili che comprendono 226 minori. Anche nell’ambito dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, in particolare nel sud, emergono casi di donne che vivono sole con i figli, principalmente originarie dell’Est Europa, e che subiscono ricatti, violenze e abusi, costrette in un circuito di isolamento di fatto che riguarda anche i figli, compromettendone irrimediabilmente il futuro.
“I bambini figli delle vittime di tratta e sfruttamento sono spesso prigionieri, con le loro mamme, di un circuito di violenza, ricatto e abuso che deve essere spezzato ad ogni costo. Le loro mamme sono donne, anche giovanissime, che portano sulla propria pelle una serie ripetuta di violazioni precoci subite in molti casi già nel loro Paesi di origine, in situazioni di estrema povertà materiale e deprivazione sociale. Anche qui in Italia affrontano le peggiori condizioni di sfruttamento. È necessario rafforzare e sostenere i loro percorsi di fuoriuscita dallo sfruttamento, predisponendo misure specifiche per l’accompagnamento all’autonomia delle mamme e per garantire salute, istruzione, protezione e inclusione per i loro figli. Occorre mettere in atto ogni misura per evitare che, in assenza di interventi tempestivi e adeguati, per sopravvivere le donne corrano il rischio di ricadere nelle mani dei loro sfruttatori,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
L’identikit dei minori vittime di tratta e sfruttamento in Italia
Nel 2020, gli operatori partner del progetto Vie d’Uscita di Save the Children per la protezione di minori e neomaggiorenni a rischio o vittime di tratta e sfruttamento sessuale, attivi in 6 regioni , hanno intercettato 683 nuove vittime, di cui 55 sono minorenni. Giovani donne e ragazze rappresentano il 92% delle vittime, in prevalenza nigeriane (45%) e rumene (32%), mentre la maggior parte dei ragazzi proviene dai paesi dell’Africa settentrionale e subsahariana e dal Bangladesh.
Alcuni operatori impegnati sul campo in progetti di contrasto alla tratta e allo sfruttamento segnalano nell’ultimo anno un aumento di minori provenienti dal Pakistan, sfruttati in ambito lavorativo. Provengono generalmente da contesti caratterizzati da bassa scolarizzazione e hanno già vissuto esperienze lavorative, spesso pericolose, nel proprio Paese e in quelli di transito, in particolare in Turchia e sulla rotta balcanica per raggiungere l’Europa. Rispetto allo sfruttamento in attività illegali, le segnalazioni erano aumentate già nel 2019 relativamente a minori maschi di un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, di nazionalità tunisina, marocchina, egiziana, albanese, coinvolti principalmente in reati di spaccio e furti. Come sottolinea il rapporto, spesso si tratta di ragazzi che vengono identificati esclusivamente come autori di reato senza tenere nella dovuta considerazione il loro coinvolgimento nelle reti dello sfruttamento.