Attualità

Il rapporto. Visite ed esami a pagamento ai livelli pre Covid

Giulio Isola lunedì 12 agosto 2024

In aumento il ricorso alle prestazioni mediche a pagamento

Cresce l’attività in intramoenia della sanità pubblica. Le visita cardiologiche, ginecologiche e ortopediche e, per la diagnostica, l’elettrocardiogramma, l’eco (color) doppler cardiaca, l’ecografia all’addome e quella monolaterale e bilaterale della mammella, sono le attività più richieste. Circa il 56% delle prenotazioni ha un tempo di attesa inferiore ai 10 giorni; il 30% viene fissato tra gli 11 e i 30-60 giorni (a seconda che si tratti di una visita specialistica o di una prestazione strumentale); solo per il 14% delle prenotazioni si deve attendere oltre i 30-60 giorni.

Dopo la flessione (-28%) del 2020, è tornata a salire l’attività intramoenia in Italia, come afferma la Relazione annuale del ministero della Salute sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria per l’anno 2022, che il ministero della Salute ha trasmesso al Parlamento.

Già nel 2021, trascorso il periodo più duro del Covid, il trend si è riallineato agli anni precedenti e i ricavi totali raggiunto quota 1,087 miliardi di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente del 33%. E anche il 2022 ha segnato un consistente +8%, con ricavi che raggiungono il valore di 1.177 milioni di euro.

In termini di spesa pro-capite, l’intramoenia nel 2022 vale 20 euro per ogni cittadino residente in Italia, ma la situazione è estremamente variegata sul territorio nazionale con forti discrepanze tra Nord e Sud del Paese, sia in termini di valore di spesa pro-capite sia in termini di variazione rispetto all’analogo dato riferito all’anno precedente.

In particolare nel 2022, i picchi maggiori si registrano in Emilia-Romagna (34,8 euro/anno), Valle d’Aosta (32,2 euro/anno), Piemonte (29,9 euro /anno) e Toscana (28,6 euro/anno) mentre la spesa pro-capite per prestazioni è minima in Molise (4,4 euro/anno), Calabria (5,5 euro/anno), nella provincia di Bolzano (6,5 euro/anno), ed in generale significativamente inferiore alla media nazionale nelle regioni meridionali. I dati rivelano che crescono anche i guadagni, da 235 milioni di euro a 256, pari al +8,5% circa, percentuale in linea con l’aumento dei costi. A livello nazionale, la parte più consistenti dei ricavi per l’attività di intramoenia proviene dall’area delle prestazioni specialistiche, che si assesta nel 2022 ad oltre il 68%. La quota di attività libero professionale intramuraria legata invece all’area ospedaliera rappresenta il 19,5%.

Dal 2014 al 2022 il numero di medici che esercitano l’intramoenia è diminuito di 8.209 unità di personale, oltre15 punti percentuali. Infine, il report riferisce il quadro sugli spazi interni alle Aziende per garantire l’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria: 8 regioni e province autonome (Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Bolzano, Trento, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto) hanno dichiarato di disporre di spazi sufficienti per tutti i dirigenti medici, mentre negli altri contesti la maggior parte delle Aziende ha fatto ricorso all’attivazione del programma sperimentale (81,5%). Una percentuale più modesta di Aziende ha proceduto alla stipula di convenzioni con altre strutture pubbliche (7,4%) o alla locazione in strutture sanitarie autorizzate e non accreditate (11,1%).