Attualità

INTERVISTA. Violini: «E' la stabilità la cifra della famiglia»

Gianni Santamaria mercoledì 2 dicembre 2009
Cerca di allargare lo sguardo e approfondire i fenomeni al di là del solo stato giuridico di famiglia, individui e convivenze Lorenza Violini, docente di Diritto Costituzionale alla Statale di Milano. Accoglie con favore l’appello del cardinal Caffarra per scongiurare in Emilia-Romagna la parificazione di tutte le forme di convivenza. E lo fa sia mettendo in evidenza il valore educativo della famiglia sia invitando a scommettere su un welfare fatto di reti, non "individuocentrico".Vede anche lei il pericolo di una «erosione sociale»?Si, mi pare sia una evidenza ormai innegabile. Non sono una sociologa, ma le mie amiche sociologhe che studiano la famiglia evidenziano come essa sia un insieme di relazioni che crea una serie di intrecci trasversali. In un certo senso, costringe un uomo e una donna a mettere in relazione non solo loro stessi ma anche le famiglie d’origine e a porsi come punto di snodo di una rete di rapporti che costituiscono il tessuto sociale di base. Ma perché ciò accada occorre un luogo. Non basta un rapporto affettivo, per quanto ricco. Nel matrimonio questo luogo diviene socialmente rilevante e riconoscibile.Da costituzionalista come vede, invece, la diversità tra famiglia e altri soggetti?Va inquadrata la finalità per cui si fanno le distinzioni. La famiglia non è diversa solo perché stabile e perché implica diritti e doveri, ma anche perché la Costituzione le attribuisce un fine specifico, l’educazione. Che questo compito abbia un luogo stabile e riconoscibile, è una facilitazione non da poco e un valore per tutti, non solo per i cattolici. Infatti la famiglia è un dato onnipresente in ogni tipo di società, una realtà istituzionale e comunitaria che non si basa sulla mera volontà dei contraenti quasi fosse solo un contratto momentaneo. Prima della Costituzione, sotto un regime totalitario, era lo Stato che educava, mentre la famiglia aveva il compito di procreare. Il Costituente le dà, invece, un ruolo educativo che è la garanzia del pluralismo sostanziale, cioè la base della democrazia.Il cardinale invita la Giunta regionale a guardare al bene comune, che non sarebbe tutelato da scelte di livellamento.Già. Chi tutela il bene comune? Solo lo Stato? Solo l’individuo? No, c’è una serie di formazioni sociali chiamate a cooperare. E la Costituzione mette in luce il compito potentemente sociale della famiglia naturale fondata sul matrimonio. Non se l’è inventato il Parlamento ed è parte del patto sociale incorporato nella nostra Carta.Che welfare prefigurano scelte come quella in cantiere in Emilia-Romagna?Si prenda l’articolo con cui Giavazzi sul Corriere della sera di domenica se la prende con il welfare familiare. Ammantato di oggettività scientifica, è molto pericoloso per una visione corretta del rapporto Stato-società. Sarebbe molto interessante opporsi a questa visione strisciante di un welfare basato solo sull’individuo. Se la produzione di beni sociali avviene dentro reti che lo Stato supporta, allora si possono creare condizioni per rinnovare il welfare state, che ha un futuro molto breve. Per questo lo Stato deve sussidiarie famiglie e reti sociali e non solo individui o formazioni sociali instabili. Occorre rovesciare di 180 gradi le tesi di Giavazzi e puntare sulla famiglia, mentre parlare di "familismo amorale" conduce ad ulteriori gradi di disgregazione sociale. Siamo sicuri di aver bisogno proprio di questo?