Uno stop alle istigazioni alla violenza su internet e uno stop alle contestazioni violente di piazza, anche utilizzando strumenti tipici nella lotta alla violenza negli stadi. Il ministro Roberto Maroni è pronto a presentare nel consiglio dei ministri di domani un provvedimento contenente norme urgenti contro questi due problemi di sicurezza pubblica, resi scottanti dall’aggressione al premier. Parlando al Senato, ha precisato che si tratterà di misure che daranno alla sola magistratura e non al Viminale, il potere di intervento sul web, rendendo più efficaci le norme vigenti.Una sottolineatura che, di fatto, ha smontato gran parte delle critiche di censura che erano piovute sull’iniziativa. In un primo momento, infatti, si era scatenata la rincorsa a intimare al governo di non mettere le mani sulla libertà di manifestazione e, soprattutto, a non mettere la mordacchia a internet. Anche se, allo stesso tempo e in qualche modo paradossalmente, era emersa, insieme a un no all’ipotesi di oscurare i siti e le comunità dei social network, una sostanziale condivisione della necessità di perseguire gli autori di simili gesti sul web.Dal canto suo Maroni ha parlato sommariamente del provvedimento nel corso dell’informativa al Senato sull’aggressione subita da Berlusconi. Ha dato per possibile il ricorso alla decretazione d’urgenza. Ha precisato che le sue «saranno proposte che il governo dovrà discutere, perché è un terreno delicato, che riguarda la libertà di espressione sul web e la libertà di esprimere il proprio pensiero anche contro altri in pubblico». Per Maroni si tratta di «trovare il giusto equilibrio» salvaguardando i diritti di tutti e «garantendo ai cittadini e a chi ha compiti istituzionali di poter svolgere la propria attività in sicurezza». Maroni ha anche aggiunto che si sta valutando se queste norme servano e cosa serva effettivamente.Sui contenuti ha spiegato che si pensa a norme che consentano ai magistrati, e non al ministero dell’Interno, di valutare se vi siano dei siti web o dei gruppi in rete che istigano alla violenza o facciano apologia di reato ed eventualmente intervenire sulla base di reati accertati. «Stiamo poi verificando – ha aggiunto – la praticabilità di iniziative legislative per contrastare più efficacemente gli episodi di violenza nel corso delle manifestazioni pubbliche, in un quadro di compatibilità dell’ordinamento vigente, sulla falsariga di quanto già avviene per combattere la violenza negli stadi». Un’indicazione parallela è stata fornita a questo proposito dal ministro Ignazio La Russa, che ha ribadito la sua idea di estendere al di fuori della campagna elettorale le misure contro le contestazioni violente che prevedono pene reclusive fino a tre anni.Tornando ai reati sul web, ieri si sono tenute al Viminale numerose riunioni con gli esperti della Polizia postale, in collaborazione con Facebook, per definire misure che possano risultare efficaci. L’idea sarebbe quella di attribuire al Gip il compito di adottare provvedimenti cautelari laddove si ravvisi l’urgenza di un intervento, sanzioni pecuniarie per chi commette in rete istigazione a delinquere e apologia di reato, il tentativo di rendere più difficoltosa la navigazione sul web verso quei siti che istigano alla violenza o fanno apologia di reato, attraverso una serie di filtri.Dicevamo delle polemiche. Ferma l’opposizione dell’Idv. Dal Pd è arrivato un altolà «agli sceriffi della rete» e a illiberali forme di censura, ma non, come ha precisato Dario Franceschini, a interventi nei confronti di chi commette reati. In proposito sono molti nel Pd, nell’Udc e anche nel Pdl a ritenere che esistano già le norme necessarie. Il sindacato dei giornalisti ha messo in guardia dai rischi di limitazione del pluralismo.