Treviso, Lecce e Viterbo. Ancora un femminicidio e due violenze
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Franco Battaggia, 77enne di origini veneziane, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto per l'omicidio di Anica Panfile, la 30enne di origini rumene, trovata morta il 21 maggio 2023 nelle acque del Piave, in località ''Palazzon'' del comune di Spresiano. Le indagini sono state effettuate dai carabinieri del comando provinciale di Treviso. Ex datore di lavoro della donna, che faceva le pulizie nella sua casa, Battaggia è accusato di omicidio e tentata soppressione di cadavere aggravata.
Battaggia è un ex appartenente alla Mala del Brenta, con precedenti per omicidio e coinvolto in fatti di sangue risalenti al periodo fra gli anni '80 e '90. Fino a ieri era indagato a piede libero per il delitto di Bafile, aveva già ammesso di aver incontrato la donna il giorno in cui si erano poi perse le sue tracce. Ai carabinieri aveva raccontato di averla accompagnata nella propria abitazione di Arcade (Treviso), dove avrebbe dovuto consegnarle un documento fiscale per prestazioni lavorative svolte da Anica nei mesi precedenti. Successivamente, di averle dato un passaggio in auto per accompagnarla ad un secondo appuntamento con una persona, di cui Battaggia non ha saputo fornire elementi. L'indagato aveva anche riferito di aver prestato alla ex domestica 5 mila euro, dopo che lei le aveva prospettato difficoltà economiche.
La svolta nelle indagini in seguito agli esiti degli esami carabinieri del Ris nella casa dell'uomo, dove avrebbero però riscontrato tracce biologiche riferibili a Panfile, con segni di tentativi di cancellazione delle stesse. Gli investigatori non avrebbero inoltre trovato riscontri relativi alla documentazione che Battaggia avrebbe consegnato alla donna (un Cud per la denuncia dei redditi), così come non sono stati trovati il telefono della vittima e tracce del trasferimento di denaro al quale Battaggia aveva fatto riferimento. L''autopsia avrebbe accertato un'assunzione di cocaina, da parte della donna, prima del decesso, provocato da traumi alla nuca inferti probabilmente a mani nude, seguiti dal soffocamento.
A Viterbo invece un uomo di 50 anni è stato sottoposto ad arresti domicliari per stalking nei confronti della ex compagna. Nell’ordinanza di custodia cautelare il Gip di Viterbo ha disposto applicazione del braccialetto elettronico. La misura è scaturita dopo l’ulteriore denuncia, per atti persecutori sporta dall’ex compagna, reato per il quale la stessa persona era già stat condannata alla detenzione. Uscito dal carcere dopo più di due anni, senza mostrare alcun cambiamento, ha ripreso a perseguitarla come sempre, postando perfino dei video sui social nei quali, con toni minacciosi, si rivolgeva all’ex e in spregio delle forze dell’ordine, la intimoriva, manifestando apertamente di non averne alcun timore, nonostante avesse già scontato la sua pena. Altre due ordinanze cautelari sono state eseguite nella notte tra lunedì 15 e martedì 16 gennaio dai carabinieri, rispettivamente di Nardò e Leverano, in provincia di Lecce, per altrettanti episodi di violenza di genere. Nel primo caso un 32enne è stato arrestato per aver aggredito e colpito la compagna con un tubo di ferro. La prognosi per la donna vittima di violenza è di 15 giorni. Dopo l’aggressione, seguita a una lite avvenuta in auto, l’uomo avrebbe sottratto con violenza le chiavi della vettura della vittima e sarebbe scappato. Motivo per cui gli è stata contestata anche la rapina.
Nel corso della stessa serata, nel Nord Salento, i carabinieri di Leverano hanno eseguito un'ulteriore misura cautelare personale, questa volta, di allontanamento dalla casa familiare. Anche in questo caso, si è trattato di una lite per futili motivi, all'interno di una coppia con tre figli. La misura è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce a seguito di episodi ripetuti di violenza, già precedentemente denunciati dalla convivente.