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Giornata donne. Il sondaggio choc dell'Istat: «Le violenze? Qualcuna se le cerca... »

lunedì 25 novembre 2019

Montecitorio illuminato di rosso per la Giornata contro la violenza alle donne (Ansa)

La mentalità è dura da cambiare, ancora di più i pregiudizi, soprattutto quando riguardano le donne. E i dati Istat diffusi in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ne sono la triste conferma: quasi il 40% della popolazione italiana (il 39,3%) ritiene una donna in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Cosa assolutamente non vera, considerando le situazioni di inferiorità fisica, stress e paura in cui si può trovare la donna.

E non è l'unico dato sorprendente del report: il 23,9% pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire. Una convinzione smentita dai fatti.

Tra i tanti dati che lasciano allibiti del report Istat su "Gli stereotipi sui ruoli di genere e l'immagine sociale della violenza sessuale", cui hanno risposto maschi e femmine, è che il 6,2% della popolazione è convinto che "le donne serie" non vengono violentate. Ed ancora: il 7,4% ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato o flirtato con un altro uomo e il 6,2% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto. Quasi il 18% ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che un uomo controlli abitualmente il cellulare della propria moglie o compagna.

C'è ancora l'1,9% della popolazione, poi, convinto che non si tratti di violenza se un uomo obbliga la propria moglie o compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà.

I dati dell'Istat fanno capire bene che il percorso è davvero lungo per cambiare quella che per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella "non smette di essere un'emergenza pubblica" ed è per questo, ha detto, che "la coscienza della gravità del fenomeno deve continuare a crescere". Per Mattarella "sminuire il valore di una donna e non riconoscerne i meriti nella vita pubblica e privata - attraverso linguaggi non appropriati e atti di deliberata discriminazione - rappresentano fattori in grado di alimentare un clima di violenza" ed ha ammesso che "molto resta ancora da fare. Ogni donna deve sentire le istituzioni vicine".

Un'emergenza che nasce da un problema culturale, come ha sostenuto il premier Giuseppe Conte. "Abbiamo approvato norme, sbloccato fondi, avviato confronti: la violenza contro le donne rimane un'emergenza. Lavoriamo per una svolta culturale, che parta dai giovani". Dello stesso avviso il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti: "La conoscenza è il miglior antidoto contro la violenza, di ogni genere". Del resto, come sottolineato dalla senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione d'inchiesta sul femminicidio, "la violenza resta il retaggio più becero di una cultura patriarcale e maschilista nonostante gli enormi passi avanti fatti dal punto di vista normativo". Posizione condivisa dalla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese: "le norme ci sono, vanno applicate" ma con un distinguo "le donne devono capire che devono denunciare, perché non sempre fanno la denuncia al momento giusto".

Un fenomeno che non riguarda soltanto l'Italia come testimoniano i dati Onu: una donna su 3 nel mondo ha subito violenza fisica o sessuale ad un certo punto della sua vita, il più delle volte dal proprio partner. O come dimostra il piano da 360 milioni adottato dalla Francia contro i femminicidi. In Italia il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha firmato oggi il decreto per lo sblocco dei fondi per gli orfani di femminicidio, mentre la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti ha destinato 30 milioni per la rete dei centri antiviolenza e introdotto da quest'anno un nuovo strumento, un 'microcredito di libertà', un fondo di un milione di euro per garantire alle donne violentate di ricominciare una nuova vita.

Da nord a sud oggi si sono moltiplicate convegni, azioni, campagne ed iniziativa come quella dell'installazione delle panchine rosse con impresso il numero 1522 del telefono antiviolenza. Dal 25 novembre 2019 anche nel cortile di Montecitorio c'è "panchina rossa" per ricordare le donne vittime di violenza.