Violenza di genere. L'accusa degli adolescenti italiani: «Gli adulti non ci ascoltano»
La percezione di non essere ascoltati. L’idea diffusa che la scuola non sia un luogo sicuro. Proprio come i social, spazi virtuali di incontro e condivisione che, spesso, diventano veicolo di violenza. E, quindi, di sofferenza. Tre adolescenti su 10 dichiarano di aver assistito a un episodio di violenza di genere. Ma il 74% di loro crede che le giovani vittime non siano prese sul serio dagli adulti. Sono dati sconfortanti quelli raccolti dall’osservatorio Indifesa (realizzato da Terre des Hommes e OneDay Group) sulla base di un sondaggio che ha coinvolto oltre 10mila ragazzi e ragazze, tra i 15 e i 19 anni, della community di ScuolaZoo, il portale di informazione per gli studenti italiani.
«C’è uno scollamento sempre più grande tra mondo dei giovani e mondo degli adulti che sembra essersi completamente dimenticato degli adolescenti», commenta Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes Italia. È per questo che l’organizzazione - dal 2014 - porta avanti l’osservatorio Indifesa: uno strumento per ascoltare gli adolescenti sui temi della violenza di genere, delle discriminazioni, del bullismo, del cyberbullismo e del sexting (scambio di messaggi e contenuti sessuali).
Un orecchio teso alle confidenze dei più giovani che, quest’anno, propone le loro riflessioni a ridosso del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
I dati della violenza tra i giovanissimi
Ad emergere è un atto di accusa verso gli adulti. Verso genitori, educatori e mentori che dovrebbero interpretare il malessere di un adolescente e aiutarlo ad uscirne. Ma anche verso il mondo istituzionale che, invece, dovrebbe agire ascoltando anche le istanze di chi ancora non ha una tessera elettorale in tasca. I ragazzi e le ragazze coinvolte nella ricerca, infatti, parlano chiaro: il 74% di coloro che hanno assistito a episodi di violenza di genere (tre su dieci) sostengono che studenti e studentesse vittime di violenza non vengano presi sul serio dal mondo degli adulti.
E a guardare i luoghi in si è assistito a questi episodi, l’indagine acquista l’aria di una sconfitta. Al primo posto, secondo gli adolescenti intervistati, c’è la scuola (44%), uno spazio pubblico. Al secondo, invece, ci sono i social (28%): spazi virtuali diventati rapidamente parte della vita di ognuno, ma ancora sforniti probabilmente di adeguati strumenti di controllo e prevenzione. E poi, per il 22% dei ragazzi, c’è la famiglia o la coppia, seguite dallo sport (6%). Assume un profilo ben preciso anche il tipo di violenza a cui assistono i più giovani: violenza psicologica (46%), violenza fisica (24%), violenza in rete (20%) e violenza sessuale (10%).
Ascoltare la violenza per impedirla
«Se i più giovani hanno timore di non essere creduti nel denunciare atti di violenza, significa che il mondo degli adulti sta sbagliando qualcosa nel modo in cui ascolta e interagisce con loro», spiega Gaia Marzo, direttrice della communicazione di OneDay Group e membro del comitato scientifico di Indifesa. «È per questo – aggiunge – che da anni, insieme a Terre des Hommes lavoriamo per scoprire e rendere noti gli scenari e i problemi delle nuove generazioni in materia di discriminazioni e violenze, nella speranza che istituzioni, aziende e famiglie possano recepire e mettere in atto azioni concrete».
I ragazzi della web radio Indifesa - Indifesa
Un obiettivo che l’osservatorio Indifesa porta avanti non solo con la sua web radio (Network Indifesa), in cui i più giovani realizzano programmi radiofonici per diffondere la conoscenza e promuovere la riflessione su violenza, discrimanzioni e stereotipi di genere, ma anche attraverso i due punti di ascolto, a Parma e a Milano, per donne e ragazze vittime (o a rischio) di violenza. Spazi sempre più preziosi. Lo dicono le storie e i numeri. Come quelli del dossier Indifesa del 2022 di Terre des Hommes secondo cui sono 15 milioni nel mondo le ragazze tra i 15 e i 19 anni che hanno subìto rapporti sessuali contro la loro volontà. Testimoni di sofferenza, ma soprattutto voci che bisogna imparare ad ascoltare.