L’estate porta anche qualche preoccupazione. Per esempio al Viminale, perché gli sbarchi aumentano e perché arriva sulle nostre coste non soltanto chi scappa da guerre e persecuzioni, ma anche chi è cerca di un lavoro, visto che «i decreti flussi non ci sono più» e che «non esiste nessuna via legale di accesso al nostro Paese e al lavoro». Il capo Dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno, Mario Morcone, non ci gira intorno alle questioni, partecipando alla presentazione di tredici progetti d’integrazione finanziati dalla "Fondazione con il Sud", insieme ai direttori di
Avvenire e
l’Espresso, Marco Tarquinio e Luigi Vicinanza, al presidente della Fondazione, Carlo Borgomeo.
Più mille in un anno. Parte dai numeri, Morcone: da gennaio scorso all’altro ieri sono sbarcati via mare in Italia 12.616 migranti e lo scorso anno nello stesso periodo erano stati 11.695. Così fra un paio di mesi, con la bella stagione, la situazione «si prospetta preoccupante, ma faremo la nostra parte». Possibile – avvisa Morcone – che dovremo affrontare «una difficoltà, che andrà affrontata in maniera civile, con la partecipazione di tutti coloro che hanno il governo dei territori. La nostra forza è il sistema Sprar, che offre una qualità diversa dall’accoglienza generica ma riguarda solo circa 500 Comuni su 8.092, insieme al Terzo settore e alle fondazioni».
Maggiore equità. Il momento è reso delicato anche da altre questioni, come il dibattito politico e il rispetto degli accordi già presi per l’equa distribuzione dei migranti in tutte le regioni. Ad oggi – spiega Morcone – «la metà degli immigrati in carico al sistema di accoglienza è concentrato nelle cinque regioni del Sud», sebbene «quelli che strillano siano altri». Allora adesso si attende e per un motivo preciso: «Si è prudenti perché siamo in periodo di campagna elettorale», ma subito dopo, perché vengano rispettati gli accordi e l’accoglienza resa più equa, «faremo quello che dobbiamo fare».
«Non strumentalizzare». Sarebbe buona cosa, nel frattempo – e neanche qui Morcone la prende alla larga – «mollare la presa sul tema dell’immigrazione nella battaglia politica» e magari «affrontare l’argomento su un tavolo di confronto più civile». Tornano però le elezioni amministrative, sottolinea il prefetto, «che fanno alzare la voce su queste questioni, spesso strumentalizzandole». Quando invece «dobbiamo prepararci a trasformare le difficoltà in opportunità» e «a superare il clima che si è creato. La paura dell’altro, come è avvenuto nei confronti dei rom, non ci aiuta, ma amplifica i problemi».
Le buone pratiche. Così la "Fondazione con il Sud" ha investito 3,7 milioni di euro nei tredici progetti presentati ieri, per favorire l’ingresso degli immigrati nel lavoro e contrastare lo sfruttamento: da corsi di formazione per "assistente familiare" in Sicilia e Calabria, alla trasformazione e il riutilizzo dei rifiuti a Catania, da un ristorante mediterraneo-asiatico-africano a Lecce, per fare solo tre esempi: «Buone pratiche – è convinto il presidente Borgomeo – che possono diventare esempio per la politica».
Il bene poco raccontato. Ed è soprattutto alle buone pratiche che «bisogna dare cittadinanza mediatica – ha sottolineato Tarquinio –, anche perché la percezione della gente è anche il frutto di un certo martellamento che instilla un certo pensiero, specie annotando come viene raccontata regolarmente l’immigrazione».