Web. È allarme per gli adolescenti adescati in rete sulle chat dei videogiochi
La sala operativa del Centro Nazionale per il contrasto alla pedopornografia sulla rete, internet presso il Polo investigativo della Polizia di Stato (Archivio Ansa)
Sono i videogiochi online i nuovi luoghi di adescamento da parte dei pedofili. L’allarme arriva della Polizia postale della Toscana che segnala un preoccupante aumento dei casi su piattaforme che ad oggi contano milioni di utilizzatori. Negli ultimi due mesi, spiegano gli investigatori, sono stati accertati quattro episodi, nei confronti di ragazzini e ragazzine di età compresa tra i 13 e i 16 anni. I loro adescatori, italiani di circa 30 anni (due dei quali residenti in Toscana), sono stati identificati e denunciati grazie alla segnalazione giunta alle forze dell’ordine dai genitori o dai familiari delle vittime. L’accusa ipotizzata a carico dei quattro è di adescamento dei minorenni.
Nelle indagini, prosegue la Polposta, «è emerso che gli autori delle condotte illecite allo scopo di ottenere file video e foto di nudo dei loro interlocutori minorenni abbiano talvolta offerto a questi ultimi ricariche utili ad acquistare dei cosiddetti skin», ossia aggiornamenti del gioco che consentono un miglioramento della grafica, dell’audio e di altri servizi che aiutano ad avanzare nel gioco.
In questo caso, il videogame è "Fortnite", un vero fenomeno sociale con milioni di iscritti, che ha bruciato record di guadagni e consensi. Proprio pochi giorni fa, a New York, si è tenuta una competizione mondiale che ha incoronato campione un teenager di 16 anni che ha vinto 3 milioni di dollari. Sono però molte le piattaforme di gioco on line esistenti e il metodo dei pedofili è sempre lo stesso. L’adescatore si iscrive e inizia a cercare le sue vittime, giocando insieme agli altri. In una prima fase, c’è un approccio con i ragazzini attraverso la chat del videogioco, per poi spostarsi velocemente su altre piattaforme di messaggistica privata. Ed è in quel momento che il pedofilo carpisce la fiducia del ragazzino, ascoltandone i problemi e ponendosi come un prezioso "amico grande" cui raccontare tutto senza timidezze o paure: il rapporto si fa sempre più esclusivo («non dire a nessuno che ci sentiamo, teniamocelo per noi»), con messaggi che arrivano a tutte le ore del giorno e della notte.
L’adescatore, spiega la Polizia postale, cerca poi di capire «fino a che punto può spingersi» e quanto rischi di essere scoperto (chiedendo, ad esempio:«usi solo tu il telefonino?»). Una volta appurata la mancanza di vigilanza da parte della famiglia, i messaggi diventano più allusivi, sino ad arrivare alla richiesta esplicita di immagini e di video. A volte avviene poi una richiesta di incontro "dal vivo", ma non sempre accade e la pedofilia si continua a consumare in rete.
«È una modalità particolarmente lesiva dell’integrità del minore – spiega Barbara Strappato, dirigente del compartimento della Polizia postale della Toscana – perché l’adulto approfitta della sua fiducia, presentandosi come uno straordinario confidente, sempre pronto ad ascoltare. E così, il minore racconta le incomprensioni con i genitori, le liti con i fratelli più grandi, la partita di calcio andata male, le normali delusioni della vita quotidiana, venendo condotto a fare alcuni passi in modo del tutto innaturale, forzato dall’adulto con cui sta chattando».
Se fino a qualche anno fa, quindi, i luoghi dell’adescamento erano quelli frequentati dai ragazzini (i parchi, i luoghi dello sport o del gioco, ad esempio), negli ultimi due o tre anni gli incontri avvengono sempre più frequentemente negli spazi virtuali del web, altrettanto affollati (o, forse, ancora di più dei campetti di gioco) di minori e in grado di garantire un quasi totale anonimato. La pedofilia, quindi, cambia volto, almeno in parte. Se prima si pensava principalmente a uomini maturi, che usavano il web (soprattutto il cosiddetto dark web) esclusivamente per aderire ad alcuni gruppi e scambiarsi materiale pedopornografico, oggi gli adescatori sono anche più giovani, insospettabili trentenni o quarantenni, che agiscono individualmente in una doppia vita virtuale, alla ricerca delle proprie vittime, adolescenti o preadolescenti, indifferentemente maschi o femmine.
Con le loro azioni, possono distruggere la vita di un ragazzo:«Gli adulti devono controllare i cellulari, i tablet, i computer dei minori. È un loro dovere. E appena notano qualche cosa di sospetto, qualche contenuto strano o ambiguo, lo segnalino immediatamente alle forze dell’ordine. È bene che il nostro intervento avvenga il prima possibile per bloccare l’adescatore, ma anche per recuperare il bambino o l’adolescente e permettergli di tornare a vivere quella serenità che, alla sua età, è giusto che abbia».