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Verso il Global Compact. Il Papa sui migranti: venti punti d'azione per accogliere

Redazione Interni lunedì 11 dicembre 2017

La Conferenza intergovernativa che, dal 4 al 6 dicembre, si è tenuta a Puerto Vallarta, in Messico, per preparare l’adozione del Global Compact, l’accordo sui migranti firmato all’Onu nel settembre 2016, si è aperta con un videomessaggio di papa Francesco.

Il Papa ha invitato tutti i presenti “ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare” i migranti e i rifugiati con una risposta comune e globale che tenga conto della complessità dei fenomeni migratori. I quattro verbi erano stati esplicitati nel Messaggio per la Giornata mondiale dei migranti. Riferendosi in particolare al Global Compact ha chiesto a chi vi lavora di essere ispirato nella sua approvazione da “compassione, lungimiranza e coraggio”. Il messaggio video sarà reso pubblico tra qualche giorno ed è il contributo parallelo che Francesco vuole dare al lavoro sui migranti portato avanti dalle Nazioni Unite.

L’appuntamento messicano puntava infatti a raccogliere i risultati delle consultazioni avvenute in tutti gli Stati che avevano aderito alla cosiddetta “Dichiarazione di New York”. Il Rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la migrazione internazionale, Louise Arbor, ha voluto sottolineare che “una cooperazione globale aiuterebbe a capitalizzare i benefici della migrazione internazionale” perché accanto alle sfide dei cambiamenti demografici e ambientali, alla povertà e ai conflitti, “la mobilità umana può offrire immensi benefici, come la promessa di uno sviluppo più sostenibile, più in sintonia con le esigenze del mercato del lavoro internazionale e un miglioramento degli standard lavorativi”.

Scopo del Global Compact infatti è una migrazione sicura, ordinata e regolare che tenga conto anche dei flussi misti “dove ci sono migranti non idonei alla protezione umanitaria e che richiedono comunque strategie di assistenza a lungo termine”. I negoziati per l’adozione di una politica comune sui migranti non sono facili e lo ha ribadito anche il presidente dell’assemblea generale, Miroslav Lajčák, che sta puntando alle “posizioni comuni forti”, tra cui il riconoscimento che l’attuale risposta alla migrazione internazionale non è sostenibile e che “l’Onu è l’unico forum in cui questa nuova risposta può essere formulata senza che questo comporti una diminuzione della sovranità dello Stato, che determinerà comunque le proprie politiche migratorie “. Nel gennaio 2018 il segretario generale sulle migrazioni presenterà un primo rapporto, a cui seguiranno mesi di negoziati, prima dell’adozione definitiva dell’accordo che dovrebbe avvenire in Marocco alla fine del prossimo anno.

Il Vaticano, dunque, offre 20 punti d’azione per la stesura del Global Compact.

Il piano è stato preparato dalla Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale, che ha consultato varie Conferenze episcopali e diverse Ong cattoliche che operano nel campo.

Approvati da papa Francesco, i 20 punti condensano le migliori "buona pratiche" adottate dalla Chiesa cattolica in risposta ai bisogni di migranti e rifugiati in tutto il mondo (LEGGI I 20 punti). Alcuni dei punti del documento vaticano riguardano ad esempio l’istituzione di canali sicuri, legali e organizzati per migranti e rifugiati al fine di proteggere le loro vite e si suggerisce ai governi di evitare espulsioni arbitrarie e di massa che non tengano conto delle situazioni personali, come ad esempio i ricongiungimenti familiari o le situazioni di guerra dei Paesi di provenienza. Particolare attenzione viene chiesta per i rimpatri anche volontari, perché siano adeguatamente supportati e non aggravino situazioni già critiche. Un’attenzione particolare poi è riservata ai minori, i più vulnerabili per i quali il Vaticano richiama la Convenzione dei diritti del bambino e suggerisce politiche che ne garantiscano l’effettiva tutela. Un’ampia panoramica è quella sull’integrazione e la solidarietà, dove in vari punti si illustrano soluzioni che possano facilitare i rapporti con le comunità ospitanti, ma anche l’accesso all’istruzione e al mercato del lavoro.