Domani si parte per le Isole Pitcairn. Sono nel Pacifico meridionale. Per capirci, qui ci finirono gli ammutinati del Bounty. Cosa ci aspetta, se ci andiamo anche noi? E se, invece, decidiamo di andare in un altro Paese esotico e inconsueto? Prima di fare la valigia è bene informarsi su cosa possiamo trovare anche lì. L’Unità di crisi del ministero degli Esteri può dare una risposta sicura: perché in quell’isola possiamo finire in piena stagione dei tifoni, oppure atterrare in uno staterello dove c’è una rivolta in corso. Per non dire, poi, di Paesi in guerra. Ma qui sarà stato sufficiente aver dato almeno una volta un’occhiata ai giornali. L’Unità di crisi (quella stessa che interviene immediatamente in ogni parte del mondo quando un italiano si trova in difficoltà) esiste dalla metà degli anni Ottanta. Ha come compito principale la protezione dei cittadini italiani all’estero, tramite la rete diplomatica e consolare che fa leva sulle autorità locali. Prevenire, però, è meglio che curare, e la regola vale anche qui. Bene per tutti, dunque, non imbarcarsi in brutte avventure utilizzando questo servizio prima ancora di decidere cosa mettere in valigia. È Fabrizio Romano, che dirige da tre anni l’Unità di crisi della Farnesina, a dirci come fare.
Dunque, partiamo per una meta insolita. Cosa consiglia? Occorre prevenire problemi e difficoltà cui si potrebbe andare incontro. Lo strumento più importante è rappresentato dai nostri due siti internet (
www.viaggiaresicuri.it e
www.dovesiamonelmondo.it). Vanno consultati. Il primo, gestito dall’Unità, è caricato con le informazioni che vengano dalle nostre ambasciate. Con queste notizie siamo in grado di dare una fotografia, direi autorevole data la fonte, della situazione di sicurezza. Questo servizio è molto imitato.
Da chi e in che modo?Riceviamo spesso visite di delegazioni straniere che vengono a studiare i nostri sistemi. Anche la creatività è imitata. Facciamo ricorso a tutto quello che la tecnologia e l’informatica mette a disposizione. Questi siti sono accessibili da qualsiasi smartphone, e i nostri avvisi appaiono su televideo, su Twitter e su Facebook. Offriamo a chi si reca all’estero la possibilità di accedere a queste informazioni in modo semplice su quali possono essere i rischi in determinati Paesi. Vedrà, per esempio, che adesso le Isole Pitcairn sono nella stagione dei tifoni.
Dunque, basta consultarlo. E l’altro sito?Qui si registrano gli estremi del proprio viaggio. Si lascia il numero di telefono in modo da darci la possibilità di sapere dove si trova il cittadino e, soprattutto, in caso di emergenza grave ci consente di raggiungerlo con un sms. È raro che si "messaggi" un connazionale, ma non è un fatto rarissimo. Questi due siti hanno registrato un numero di accessi molto alto, soprattutto il primo che è di semplice consultazione. Nel 2010 sono state visitate circa 30 milioni di pagine.
La lista dei Paesi dove è rischioso andare in base a quali criteri è stilata?Non esiste una lista stabile dei Paesi a rischio. Ci sono categorie di rischi che sono mutevoli. In certi casi il rischio interessa tutto il Paese, altre volte solo alcune zone. Altri rischi sono periodici, legati alle stagioni: pensiamo ad esempio a situazioni meteo estreme soltanto in alcuni periodi dell’anno. Ancora, anche i fattori politici sono mutevoli. In determinati Paesi, ad esempio, i periodi intorno alle elezioni possono essere più caldi, ed è dunque più rischioso andarci in quel momento. Ma non è pericoloso andare nello stesso Paese in un periodo diverso. Certi Stati, poi, sono considerati tranquilli in alcune zone e non in altre. A chi parte consigliamo sempre di informarsi su questi due siti aggiornati in tempo reale.
Ma esistono Paesi che per il loro standard di sicurezza è bene evitare sempre?Non diamo lista di Paesi buoni o cattivi. È ovvio che ci sono nazioni da evitare, e sono quelle di volta in volta indicate per eventi interni che possono essere momentanei. È scontato dai Paesi in guerra bisogna tenersi alla larga. Il ministro Frattini ricorre a una battuta: non è una scelta saggia – dice – fare trekking in Afghanistan in questo momento o andare a visitare pitture rupestri, se ce ne sono, in Somalia.
In base alla sua esperienza triennale, come considera gli italiani che viaggiano? Sono accorti o vanno allo sbaraglio?Non vedo differenze tra italiani e cittadini di altri Paesi nella scelta di un viaggio all’estero. In Italia abbiamo l’Unità di crisi più antica e quindi il servizio è più metabolizzato dai cittadini. Gli italiani, sempre di più, sanno che l’amministrazione offre questo servizio e, quindi, vi fanno ricorso più degli altri. In genere, il comportamento corretto, per evitare sorprese, è quello del buon padre di famiglia che, a dir la verità, è abbastanza diffuso. Sono più le eccezioni che ci preoccupano.