Maternità surrogata. Via libera alla legge per il reato universale
La lunga battaglia segna un punto fermo, il primo: la Camera ha detto sì alla proposta del centrodestra (a prima firma Carolina Varchi, di Fdi) che introduce in Italia il “reato universale” per la maternità surrogata, che quindi sarà perseguita dai magistrati anche se commessa all’estero da italiani. Dopo un’intensa giornata d’aula, con non pochi momenti “caldi”, i deputati hanno infatti approvato (166 sì, 109 no e 4 astenuti) questo testo che ricalca uno presentato nella scorsa legislatura dalla stessa Giorgia Meloni oggi premier e che ora passa al Senato per il disco verde definitivo da settembre. A conferma della sensibilità trasversale sul tema, la maggioranza ha allargato il perimetro e a favore hanno votato anche 5 terzopolisti: Mara Carfagna, Giuseppe Castiglione, Antonio D’Alessio, Maria Chiara Gadda ed Ettore Rosato. Mentre, per Iv, si sono astenute l’ex ministra Elena Bonetti e Naike Gruppioni; gli altri 7 hanno votato no, a partire da Maria Elena Boschi e dal capogruppo Matteo Richetti. Esulta Eugenia Roccella, la ministra della Famiglia: «Oggi è una giornata importante perché l'Italia si pone all'avanguardia nella difesa dei diritti delle donne e dei bambini a livello internazionale. Speriamo che questo voto apra ora un dibattito a livello mondiale per un’abolizione» di questa pratica. A sollevare le critiche delle opposizioni è invece il fatto che tale prassi, già vietata in Italia dal 2004, è invece consentita in alcuni Stati esteri, dove vanno le coppie italiane per avere un figlio.Le opposizioni, unite (con le eccezioni di prima) sul no, si sono invece fortemente divise, anche all’interno dei diversi partiti, su una serie di emendamenti che infatti costituivano la partita politica più attesa. In particolare su quello di Riccardo Magi, il segretario di +Europa che, dopo aver portato in piazza martedì le famiglie “arcobaleno”, aveva presentato una proposta che legalizzava la maternità surrogata solidale (la madre riceve denaro solo in forma di rimborso spese).
La verde Luana Zanella, in un intervento appassionato che ha riscosso applausi dai banchi della destra, ha negato che possa esistere una surrogata solidale: «È una grande mistificazione, perché attorno alla cosiddetta generosità di una donna che presta se stessa c'è il profitto da parte di tutti i soggetti coinvolti, in particolare le agenzie che la sfruttano per la sua capacità produttiva». Duro su di lei l’intervento del dem Alessandro Zan, che ha stigmatizzato «l’intervento reazionario di una collega». Il gruppo di Avs si è diviso, con Sinistra italiana a favore dell’emendamento Magi e i Verdi contrari. Il Pd, diviso al suo interno tra la maggioranza contraria e diversi favorevoli (a partire dalla segretaria Elly Schlein, assente però in aula, da Alessandro Zan e Rachele Scarpa), se la sono cavata non partecipando al voto, come deciso nei giorni scorsi dopo lunghe riunioni. Ma si è rotta la compattezza di gruppo: Paola De Micheli ha votato con la destra, cioè contro, e Bruno Tabacci si è astenuto. Una situazione irrisa dal fronte opposto: Federico Mollicone (Fdi) a seduta in corso ha scritto su Twitter «ehi, segretario, stiamo discutendo la surrogata per cui ti sei battuta. Dove sei? Fra un po’ votiamo». Diversa ancora la linea di M5s, che si è astenuto. Il Terzo polo ha lasciato libertà di voto.
Zanella a sua volta è stata protagonista poi di un altro momento-clou, su un suo ordine del giorno che impegna il governo a intraprendere azioni diplomatiche perché l’Onu imponga “il divieto globale” in via generale, come è avvenuto nel 2022 per le mutilazioni genitali femminili. L’odg, sul quale le divisioni erano ancora più forti nel centrosinistra, è stato accolto dal governo, che ha evitato così il voto. Sconsolato, alla fine, il commento di Magi: «Si approva una legge che definirà i bambini figli di un reato universale. Credo che non vi sia nulla di più discriminatorio. Noi siamo invece convinti che le istituzioni democratiche dovrebbero sostenere le famiglie, specie quelle che attraversano i percorsi più difficili. Ma saranno le istituzioni delle altre democrazie a farvi una pernacchia».