Oggi la Giornata. «Vi raccontiamo il nostro dono»
C’è un’Italia capace di fare del bene, generosa e solidale. Ma spesso nascosta. Esiste, da Nord e Sud, una rete diffusa e robusta che coinvolge scuole, Comuni, imprese, volontariato, privati cittadini. Donare senza chiedere nulla in cambio. Non si tratta di semplice “buonismo” ma di responsabilità verso gli altri, di senso della comunità. È qualcosa che ha a che fare con il piacere di vivere. La prova? Le tante storie semplici raccolte dall’Istituto Italiano della Donazione in occasione del #Dono-Day2018 che si celebra oggi, una festa – giunta alla quarta edizione e di cui Avvvenire è media partner – dedicata a chi fa del dono una pratica quotidiana.
Storie commoventi come quella di Alessia Refolo, di 27 anni, che abita a Ivrea: «All’età di 18 mesi – racconta – mi sono ammalata di neuroblastoma, una forma rara di tumore che colpisce i bambini: se ne salva uno solo su cinque. Io ce l’ho fatta, ma a causa dei farmaci assunti che hanno danneggiato la retina e il nervo ottico, ho perso la vista». Crescendo Alessia ha imparato l’importanza di ascoltare e guardarsi dentro per trovare l’essenza di se stessa e della felicità. E così ha cominciato a praticare l’equitazione, lo sci e altri sport anche a livello agonistico vincendo nel 2014 i campionati del mondo di arrampicata sportiva e nel 2017 il campionato italiano di sci nautico. E il dono? «Sono andata nelle scuole a parlare della mia disabilità e raccontare la mia esperienza, perché i bambini possano capire che “Se vuoi puoi”, come si chiama il progetto che porto avanti dal 2017, un modo per per trasmettere un messaggio: nella vita tutto è possibile se lo desideri fortemente».
La povertà – non avere un tetto, né cibo per vivere – è forse il terreno sul quale il “dono” incide di più, per quello che si fa e come esempio per gli altri. Ne è testimone Vito che impiega il suo tempo libero servendo i pasti al Refettorio Ambrosiano aperto dalla Caritas in piazza Greco a Milano all’insegna dell’accoglienza, della bellezza (la sala è di design) e del “No allo spreco”: anche lui era un clochard come quelli per i quali ora fa il cameriere. «Avevo un lavoro, una compagna, poi è arrivata la crisi e la mia impresa è andata male, sono finiti i soldi e io mi sono esaurito – racconta Vito –, ho perso la casa e ho dormito in macchina, poi su una panchina, sono diventato un barbone per disperazione». Ma l’ex imprenditore non si è dato per vinto, è ripartito da zero e piano piano ha risalito la china. Oggi ha di nuovo un tetto e un’occupazione che gli consente di vivere. E fa il volontario per aiutare i suoi ex compagni di strada, quelli che ancora vivono nel disagio. Lo fa perché lui conosce bene quella condizione. «Il mio passato è stata una carezza di Gesù, un dono – commenta –, adesso vedo la vita in una altro modo e al mattino, quando mi faccio la barba, mi viene anche voglia di cantare».
Colpisce anche la storia di Laura e Ruggero, compagni nella vita e sul lavoro. Sono arrivati a CasArché chiedendo al responsabile dei volontari di Milano di poter trascorrere i rispettivi compleanni in maniera insolita: impegnandosi gratuitamente in Arché, una Onlus che si occupa di accogliere mamme e bambini con disagio psichico e sociale. «Compiere 50 anni è un traguardo importante – dice Laura – e l’unico regalo che voglio è dedicare un po’ di tempo a chi ne ha bisogno».
Antonio Bellati, invece, nato a Premana, in provincia di Lecco, nel 1941, consulente del lavoro e assicuratore, per tutta la vita ha coltivato una passione instancabile per la sua terra: oggi i figli e la Fondazione comunitaria del Lecchese gestiscono un fondo patrimoniale costituito secondo le sue disposizioni testamentarie: le rendite così maturate diventano ogni anno donazioni a quel territorio che tanto amava.
Per dare voce anche a queste esperienze si festeggia il Giorno del Dono. Gli eventi sono decine, in tutta la Penisola. Oggi a Roma, al Teatro Ghione, saranno premiati i ragazzi che hanno partecipato al contest #DonareMi-Dona, ospite della serata, l’attrice Tiziana Di Masi che metterà in scena alcune storie tratte dallo spettacolo teatrale #IoSiamo, dedicato ai volontari.
«Oggi più che mai – commenta il presidente dell’Istituto Italiano della Donazione, senatore Edoardo Patriarca – c’è bisogno nel nostro Paese di dare valore e diffondere i gesti di generosità fra le persone. Quella del dono è una cultura e una pratica che fa parte della storia dell’Italia. Oggi fanno notizia soprattutto i rancori e le contrapposizioni che disgregano, ma per ogni gesto di ostilità ce ne sono molti di più di incontro e solidarietà; gesti che tengono uniti il Paese e le persone. Vogliamo ringraziare tutti coloro che per il 4 ottobre si sono attivati: ogni iniziativa è un segno di speranza».