AZZARDOPOLI. Il vescovo di Como Coletti: coi soldi si ruba alla gente la bellezza del gioco
«È il prevalere sempre della ricerca di vantaggi economici. La cosa drammatica è che questo avvenga anche da parte dell’istituzione pubblica. La prima preoccupazione dell’istituzione pubblica dovrebbe essere quella di salvaguardare il bene comune, non quella di fare cassa. Se ci sono da cercare risorse per far fronte alla situazione si vada altrove, ma non si vada su qualcosa che può fare del male alla gente. Non sono contrario in linea di principio al gioco, anzi, proprio a difesa della sanità e della bellezza del gioco, vorrei vederlo sganciato dalle scariche di adrenalina dell’azzardo, del guadagno e dell’ingaggio. Vediamo che fine rischia di fare anche il gioco del calcio, che è quello più apprezzato dal popolo italiano. Quando si infilano dentro i soldi, si ruba alla gente la bellezza del gioco, non si ruba soltanto la salute a quelli che ci cascano in maniera patologica».
Tra l’altro, il problema è ancora più grave in un momento di crisi in cui magari tante famiglie potrebbero pensare di risolvere i loro problemi giocando...
«Certo. La situazione di crisi difficile, pesantissima, in cui si dibattono molte persone, non fa che da incentivo a questo sogno del guadagno facile. Nove volte su dieci, a essere ottimisti, si traduce invece in una perdita secca di quel poco di risorse che uno può avere in mano, con la conseguenza di arrivare persino ai suicidi o alle violenze in famiglia o agli atti di disperazione più drammatici, proprio perché si parte già da una condizione minacciata dalla crisi economica in atto e non ci si accorge che, incentivando il gioco d’azzardo, la minaccia non diminuisce, ma aumenta e dilaga».
Ogni anno, in Italia si giocano 80 miliardi di euro e almeno il 2% della popolazione rischia di essere vittima di una patologia. Don Armando Zappolini, portavoce della campagna "Mettiamoci in gioco":
«Ancora una volta, la politica dimostra che si piega agli interessi delle grandi lobby e che cerca i soldi sempre tra la povera gente. Invece, di mettere la tassazione nell’ambito delle case dei ricchi, in realtà, recuperando soldi dal gioco d’azzardo, li recupera dalle classi meno abbienti della popolazione, perché queste sono le categorie che giocano. Il discorso è, quindi, che la politica deve sostituire ai buoni principi, ai buoni propositi gli atti, perché è inutile che si facciano intergruppi parlamentari, si presentino 40 proposte di legge sul gioco d’azzardo e poi quando c’è da fare una scelta reale di politica vera, amministrativa e così via, si vada in altra direzione».
Le Associazioni sono convinte che le norme per lottare contro le ludopatie siano troppo tiepide e che sia inconcepibile che lo Stato continui a far cassa sull’azzardo.