Agrigento. I vescovi della Sicilia: mafiosi convertitevi, la mafia è peccato
La Messa ad Agrigento (Kalò Cassaro)
È iniziata alle 18 la solenne concelebrazione davanti al Tempio della Concordia, ad Agrigento, nel giorno esatto in cui si ricordano i 25 anni del grido di papa Wojtyla contro la mafia. A presiedere il rito il cardinale Francesco Montenegro, insieme i vescovi di Sicilia che hanno consegnato una lettera che ribadisce l'incompatibilità della mafia con il Vangelo e la Chiesa e invita alla conversione gli uomini e le donne di mafia.
In apertura di Messa il cardinale Montenegro ha letto un messaggio di papa Francesco a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin: un forte incoraggiamento ai pastori e ai fedeli siciliani a camminare sulla via tracciata dal beato Pino Puglisi nella lotta alla mafia.
A guidare la riflessione, nell’omelia, monsignor Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania e Presidente della Conferenza episcopale siciliana, che ha ripreso “il forte e diretto monito ai responsabili, ai colpevoli di disturbare la pace e di portare sulle loro coscienze tante vittime umane, quel grido Convertitevi che, come in seguito Egli sottolineò, gli sgorgò dal cuore. Convertitevi è il titolo della lettera che oggi noi vescovi di Sicilia consegniamo alle nostre comunità a 25 anni dall'appello di Giovanni Paolo II. Anche questa Lettera sgorga dal cuore – ha detto il presule -, dal cuore di noi vescovi, a nome dei quali desidero dirvi che, indirizzandovela, vogliamo, come Paolo, essere ‘amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature’. Con Giovanni Paolo II vogliamo rinnovare l'invito "Convertitevi" nei riguardi di coloro, uomini e donne, giovani ed adulti, che continuano a violare il diritto santissimo di Dio "non uccidere" e a comportarsi calpestando la dignità, la serenità di tante persone, famiglie e comunità. Preghiamo affinché, con umiltà e coraggio, accolgano l'invito a deporre le armi della violenza, a rifuggire ogni iniquità, ad abbandonare ogni atteggiamento di illegalità e corruzione. E così la loro vita si aprirà a pensieri ed azioni di pentimento e di riprovazione del male commesso ed essi diventeranno operatori di pace nella legalità, nella giustizia e nella solidarietà”
Le parole di Giovanni Paolo II
Nette le parole di Giovanni Paolo II il 9 maggio 1993 in questo stesso luogo (GUARDA IL VIDEO): "Dio ha detto non uccidere: non può l'uomo, nessuna umana agglomerazione, mafia, calpestare questo diritto santissimo di Dio. Questo popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, che ama la vita e dà la vita, non può vivere oppresso sotto la pressione di una civiltà contraria, la civiltà della morte. Lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio". Quel dito puntato in alto, la voce forte, vibrante, segnavano un punto di non ritorno per la Chiesa.
Il messaggio dei vescovi siciliani, 25 anni dopo il grido di Wojtyla
Un documento e un messaggio che i vescovi siciliani consegnano 25 anni dopo il grido di papa Wojtyla nella Valle del Templi. Un gesto forte, cuore della Messa solenne davanti al Tempio della Concordia.
Il testo è stato presentato alla stampa poco prima del significativo rito fissato alle 18. Già lo stesso titolo della lettera, Convertitevi, ha spiegato l'arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, "fa capire il messaggio centrale di questo documento che è l'invito alla conversione, a cambiare vita e mentalità. Vogliamo con questa lettera prolungare l'eco dell'appello pronunciato da San Giovanni Paolo II davanti al Tempio della Concordia, un invito rivolto alle persone coinvolte nelle trame mortali e peccaminose dell'organizzazione mafiosa. Con questo documento vogliamo ricordare le numerose vittime della violenza mafiosa e ribadire che la mafia è peccato e i mafiosi sono peccatori. Diciamo che questo peccato gravissimo li pone di fatto fuori dalla comunione ecclesiale, riaffermando l'incompatibilità tra la mafia e i valori del Vangelo".
Cinque capitoli, il primo dei quali rievoca il senso autentico del grido di papa Wojtyla, ricorda le vittime e riafferma l'impegno di ciascuno. Il secondo ribadisce che la mafia è peccato ed è incompatibile con il Vangelo, e riguarda la Chiesa, "perché danneggia non solo la società - sottolinea Pennisi - ma anche la Chiesa e la coscienza ecclesiale e quindi interviene con un proprio linguaggio". Si tratta poi di valorizzare e purificare la pietà popolare "che è una risorsa, ma deve essere purificata perché potrebbero esserci delle infiltrazioni ed essere utilizzata dai mafiosi che fanno leva sulle espressioni della pietà popolare per avere una onorabilità sociale che non hanno". Un altro capitolo contiene una serie di appelli ai credenti, alle persone di buona volontà, ai parenti delle vittime di mafia, e agli uomini e donne di mafia invitando questi ultimi alla conversione: "E non basta - avverte il prelato - battersi il petto, è necessario che ci sia una presa di distanza dal fenomeno mafioso, che ci sia la volontà di chiedere il perdono alle vittime, di riparare per quanto possibile al male fatto. Insomma serve un cambiamento concreto e pubblico".