Voto anticipato?. Frenano 31 senatori del Pd. Ma per Toninelli legislatura finita
Dopo lo strappo con Matteo Renzi sulla soglia di sbarramento al 5% contenuta nel sistema tedesco, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, frena sul voto anticipato. E attacca, dicendo di non capire «l'impazienza del Pd di portare l'Italia al voto tre o quattro mesi prima in piena legge di Bilancio», e si appella ai dem perché si evitino costi miliardari per l'economia. Poi aggiunge: «Non abbiamo posto la questione della soglia, ma una questione di principio sulla legge elettorale, perché ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5%». Alfano ha anche sottolineato che «ci sono tante forze politiche e persone della società civile che ci hanno dato disponibilità ad aggregare una coalizione liberale popolare che supererà la soglia, se sarà quella».
Il premier Paolo Gentiloni, invece, rassicura: «Anche se ci auguriamo un'intesa sulla legge elettorale, il governo è nella pienezza di poteri e manterrà i suoi impegni». A sostegno di Gentiloni e in vista della direzione del Pd in programma alle 18, 31 senatori orlandiani firmano un documento in cui bocciano sia le elezioni in autunno, definite "un salto nel buio", che il proporzionale. E propongono, rilanciando un'idea del ministro Andrea Orlando: una consultazione fra gli iscritti prima di prendere una decisione definitiva sulla riforma elettorale.
Ma dai Cinque Stelle, Luigi Di Maio spinge per andare al voto, si candida alla premiership e assicura: «Le manovre correttive di bilancio le faremo noi». Per Danilo Toninelli (M5S), vice presidente commissione Affari costituzionali della Camera, intervenuto a Radio Cusano Campus, «una volta aboliti i vitalizi per noi la legislatura può finire tranquillamente a giugno o a luglio e andare al voto a settembre. Il Pd non voleva portare in aula la proposta Richetti, noi gli abbiamo concesso il nostro spazio per portarla in aula. Gli abbiamo regalato la possibilità di abolire i vitalizi. Dopo questo voto e dopo il voto sulla legge elettorale per noi la legislatura è conclusa e si può andare tranquillamente a votare». Poi ha aggiunto, «il governo deve fare una legge di Stabilità che ci renda immuni dalle speculazioni e da qualunque attacco finanziario. I partiti che hanno alzato l'Iva per non farsi sanzionare da Bruxelles devono mettere a posto le cose sterilizzando l'Iva. Bisogna mantenere l'assetto politico italiano tranquillo per andare al voto. Non ho visto nessun processo riformatorio da parte del governo, solo provvedimenti per salvare le banche amiche. Alcune riforme sono state bocciate dagli italiani, altre dalla Consulta. Quindi prima si stacca la spina a questo governo e meglio è».
Intanto, Silvio Berlusconi fa sapere che fosse per lui, la soglia di sbarramento la porterebbe all'8%. I giornali sostenevano che il leader di Forza Italia era in disaccordo con la soglia del 5% «di sbarramento nella legge elettorale, ma «è esattamente il contrario, se fosse per me lo porterei all'8». Lo sbarramento «credo che sia necessario, per non tornare ai tempi della Prima Repubblica, verso una quasi sicura ingovernabilità», ha aggiunto l'ex Cavaliere parlando a margine del premio Rosa Camuna a Palazzo Lombardia. A chi gli chiedeva quale sarà la soglia «mi sembra che il concorso le varie forze politiche sia stato sul numero 5», ha poi risposto.
Mentre Stefano Parisi, fondatore del movimento Energie per l`Italia, intervistato nella trasmissione Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, ha ribadito di non temere lo sbarramento al 5% della legge elettorale «perché penso che questo è un passaggio verso la Terza Repubblica, con la legge elettorale proporzionale stiamo ridisegnando il nostro sistema democratico. La seconda res pubblica ci ha consegnato la crisi dei partiti e ci ha consegnato a un movimento di disperazione e di arrabbiatura del 30%. Allora il problema non è la soglia di accesso, il problema è se c`è la voglia di partecipare a una forza di rinnovamento politico che nel centro destra siamo noi di Energie per l`Italia».
Asse Fi-Pd-M5S sulla legge elettorale
Ormai si è vicini all’accordo. E quella che si apre è una settimana chiave per la legge elettorale, visto che dopo i risultati della consultazione grillina sul modello tedesco di domenica (27mila favorevoli su 29mila iscritti certificati) e l’intesa sul Germanicum tra Renzi e Berlusconi, si rafforza l’idea che la riforma del modello di voto consegni un sistema in stile tedesco. Renzi - che oggi al Nazareno ha incontrato il segretario socialista Riccardo Nencini, una delegazione di Mdp e il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, mentre rappresentati dem hanno visto a Montecitorio alcuni esponenti pentastellati - dichiara di ritenere possibile un accordo con Forza Italia e M5s su un modello proporzionale, con una soglia di sbarramento al 5%, che però non piace ad Ap che annuncia barricate. Non è al momento in agenda un incontro tra i centristi e i dem. «Non abbiamo visto nessuno del Pd», dice Maurizio Lupi, dopo un incontro con Angelino Alfano e Gianpiero D'Alia. Dopo L'accordo con Grillo, inoltre, consentirebbe al leader del Pd di sganciare l'intesa da una riedizione del Patto del Nazareno.
Gli azzurri hanno fatto già sapere di essere della partita, con il numero uno della Lega Matteo Salvini che non digerisce affatto l’accordo tra il leader di Forza Italia e il segretario del Pd, considera «un inciucio il Tedeschellum» perché «marmellatizza tutto», ma è fiducioso che gli italiani sapranno scegliere bene in cabina elettorale. Perciò, la sua conclusione, va bene qualsiasi sistema elettorale che riporti gli italiani al voto. Soprattutto all’inizio di settembre, prima che scatti il beneficio della pensione per i parlamentari di questa legislatura.
Un’ipotesi che ha persino una data certa per il movimento Cinque Stelle, il 10 settembre, i cui elettori ieri nella consultazione online hanno suggellato il via libera arrivato dai vertici la settimana scorsa. Niente «compromessi» e niente «mercato delle vacche», avverte però Grillo. I pentastellati Vito Crimi, Roberto Fico e Danilo Toninelli all'uscita dell'incontro con il Pd, al quale hanno consegnato la proposta votata dalla base M5S, si appellano alla serietà e responsabilità delle altre forze politiche: in questo modo «potremo finalmente dare al Paese, dopo quasi dodici anni, una legge elettorale rispettosa della Costituzione». Cosa che non è avvenuta, sottolineano, con Porcellum e Italicum. Fico sottolinea anche che il movimento non farà alleanze, «né prima né dopo» il voto. Da Mdp, prima dell'incontro, il governatore della Toscana Rossi fa sapere di non temere la soglia del 5% perché punta più in alto. Al termine è Alfredo D'Attorre, presente all'incontro con Cecilia Guerra, a ribadire di non avere «pregiudiziali» sulla soglia, che «per noi non è un problema». L'incontro è stato, comunque, aggiornato a mercoledì, perché, spiega, non c'è ancora una proposta ufficiale di largo del Nazareno, per la quale si attende la direzione di domani.