Politica. Nella notte ok (con lite) al Recovery. Crisi Renzi-Conte, ore decisive
Il leader di italia Viva Matteo Renzi e alle spalle il premier Giuseppe Conte
Nella notte è stato approvato dal Consiglio dei ministri il Recovery plan, che ora sarà inviato alle Camere per la discussione. Come previsto, le due ministre di Italia Viva (Bellanova e Bonetti) si sono astenute. Durante il Cdm, durissima lite proprio tra le due renziane e il premier Conte sul Mes: Bellanova e Bonetti volevano un impegno sul prestito sanitario, il premier ha replicato che non aveva nulla a che fare con il Recovery. I venti di crisi quindi restano forti sul governo. Oggi pomeriggio è prevista una conferenza stampa del leader di Iv Matteo Renzi. Le prossime ore, quindi, saranno decisive: o rottura definitiva o una tregua all'ultimo secondo.
Ieri il giorno più lungo di questa stranissima "crisi-non crisi" del governo Conte si è aperto e chiuso senza certezze. Si brancola nel buio. Al buio come la crisi che si profila, dagli sbocchi imprevedibili. Dopo una mattinata di martedì di cupo pessimismo, una fiammella flebilissima torna ad accendersi nel tardo pomeriggio di ieri. Italia Viva annuncia che «se non c’è il Mes» sui fondi per la sanità si asterrà sul Recovery plan da 222 miliardi (209 più altri fondi Ue), che quindi nella notte è passata in Consiglio dei ministri. È una linea più negativa dell’atteso voto a favore; allo stesso tempo, però, le dimissioni delle due ministre renziane Teresa Bellanova (che come sempre rincara la dose: «Prendere atto che una fase è chiusa e capire se si possa aprire un percorso» nuovo) ed Elena Bonetti, per lunghe ore date per scontate, a tarda sera ancora non si materializzano.
Più o meno negli stessi minuti "Lui", Matteo Renzi il primattore (che parlerà oggi in una conferenza stampa alle 17,30), si aggira per la buvette del Senato e dispensa dosi giornaliere di pessimismo: «Siamo pronti ad andare all’opposizione». E, rilanciando di nuovo il Mes sui fondi per la sanità, tratteggia scenari ancora ipotetici, il leader di Iv: «Penso che Conte sostituirà le ministre di Iv che lasceranno e poi andrà alle Camere per chiedere la fiducia». Il riferimento è sempre ai numeri dell’operazione "responsabili". Anzi, è lui a darli: «A quanto stanno? 151? 153?».
Su quel che accadrà, in realtà, non c’è la benché minima certezza. Le ipotesi sono tutte sul tavolo: resa dei conti in aula e relativa conta, dimissioni al buio, crisi "pilotata" per un nuovo incarico a Conte oppure a un’altra personalità, politica (il dem Guerini?) o tecnica. Infine, il voto anticipato. C’è un elemento, però, a complicare ancor più il quadro: il Recovery, dopo il primo ok in Cdm, deve comunque essere approvato dal Parlamento, e per questo ci vorranno 20-30 giorni (c’è tempo fino ad aprile). Prospettiva che non si concilia con eventuali Camere sciolte. I mediatori sono al lavoro, ancora, nella notte, soprattutto in casa Pd.
Ma la strada è tortuosa e in salita, scandita da una nuova escalation verbale lungo tutto ieri. Con tanto di "guerra delle veline": nel primo pomeriggio una fa sapere che Iv starebbe "frenando" sul ritiro delle ministre. Subito interviene Ettore Rosato, presidente di Iv, per correggere: «Nessun passo indietro». Dopo aver ammesso che al Piano di rilancio sono comunque state operate «modifiche di sostanza», Rosato metteva in evidenza tutte le distanze che restano, persino sull’unico atto che le forze della - ormai quasi ex - maggioranza si erano impegnate a portare avanti con Sergio Mattarella. La stroncatura: «Siamo contenti di averlo portato sopra il livello di decenza. Manca una visione complessiva, così sembra una grande legge di Bilancio».
Italia Viva, sempre pronta alla rottura, studia le prossime mosse. La battuta del giorno se la aggiudica Maria Elena Boschi: «Iv ha chiesto il Mes, non Meb», ovvero il suo ingresso al governo. Man mano che passano le ore, mentre c’è chi tenta di mediare, c’è chi dissemina il terreno di mine verbali che rendono più complicata l’operazione. Da Palazzo Chigi e dal M5s si lascia trapelare l’indisponibilità, in caso di rottura, a trattare ancora con Iv: se Renzi «si assumerà la responsabilità di una crisi di governo in piena pandemia, per il presidente Conte sarà impossibile rifare un nuovo esecutivo con il sostegno di Iv», è la frase chiave. Un vero e proprio ultimatum di Conte a Renzi, o un invito a fermarsi finché è in tempo, secondo la lettura dei "pontieri". Nicola Zingaretti, segretario del Pd, bolla la crisi come «un grave errore politico». E a sera Goffredo Bettini, "stratega" del Pd, dissemina pure lui nuove mine: «Non immagino altri premier, Conte ha lavorato bene. E ci sono delle forze che vogliono contribuire nel segno del rapporto con l’Europa, penso che al momento opportuno possano palesarsi».