Denis Verdini saluta Silvio Berlusconi e se ne va da Forza Italia. Non è servito a niente l'incontro tra i due, richiesto dall'ex premier per evitare un ulteriore strappo in FI. Nel pranzo tenutosi a palazzo Grazioli, alla presenza anche di Letta e Confalonieri, Verdini, ha confermato l'intenzione di lasciare il partito, convinto di avere i numeri per
un nuovo gruppo al Senato, che dovrebbe nascere martedì o mercoledì prossimo.
Grane giudiziarie. Mentre a Roma stava dando l'addio
al partito che ha segnato la sua vita politica, Forza Italia, però a
Firenze il gup lo stava rinviando a giudizio per l'ennesimo
filone d'indagine sulla gestione del Credito cooperativo
fiorentino, la banca che ha segnato la sua vita professionale.
Il 13 ottobre, il senatore (ex) Fi-Pdl Denis Verdini, sarà in
tribunale a Firenze per rispondere di bancarotta fraudolenta in
concorso con due imprenditori. Secondo l'accusa, sono
responsabili di una serie di attività legate ai fallimenti di
due ditte edili. Il rinvio a giudizio di oggi non è la prima grana
giudiziaria del senatore che, fra l'altro, a Firenze è già a
processo per la gestione del Credito cooperativo ed è accusato
di bancarotta fraudolenta per il fallimento, nel 2014, della
Società Toscana di Edizioni.
In Senato. Tornando al fronte politico, i "verdiniani" ostentano sicurezza e
assicurano che entro martedì della prossima settimana verrà
annunciata la nascita del nuovo gruppo al Senato. Parlano di un
drappello di 11 persone pronte a votare le riforme
costituzionali e altri provvedimenti "caldi" per il governo.
Il governo e la maggioranza a Palazzo Madama. Allo stato se "Azione liberal popolare" dovesse
nascere senza defezioni, potrebbe cambiare non poco i confini della maggioranza
a Palazzo Madama, arrivando a diventare probabilmente l'ago
della bilancia della legislatura. Contando loro, infatti, si
arriverebbe ad una maggioranza di circa 183 senatori (sempre che
i 25 dem del documento a favore del Senato elettivo restino
tutti con Renzi) contro i 126 dell'opposizione. In soccorso del
premier poi vengono considerati ora altri due parlamentari ex
M5S che hanno annunciato l'adesione alla componente dell'Idv:
Alessandra Bencini e Maurizio Romani (pur mancando ancora un
riscontro ufficiale negli uffici del Senato della loro adesione
a tale componente). A quota 183, insomma, ci si arriverebbe
sommando i 113 del Pd (che senza i 25 sarebbero però 88), i 36
di Ncd (35 se Azzollini andrà agli arresti domiciliari nel
frattempo), gli 11 che vengono attribuiti a Verdini, i 2 di Gal
che votano solitamente con la maggioranza: Paolo Naccarato e
Angela D'Onghia, e i 19 delle Autonomie.