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Venezia. Una bambina di un anno muore di caldo in auto

Redazione Interni giovedì 18 luglio 2024

Quando si è ricordato di aver lasciato la sua bambina di un anno in auto era ormai troppo tardi. Solo tornando nel posto dove aveva parcheggiato, dopo circa sei ore, un papà si è accorto del tragico errore. E’ accaduto a Marcon, a pochi km da Venezia. L’uomo ha chiamato i soccorsi ma la temperatura dentro l’abitacolo, dopo tutto quel tempo sotto il sole, era troppo elevata: per la piccola non c’è stato niente da fare, inutile l’intervento dell’ambulanza del 118.

Il padre avrebbe dovuto portare la neonata all’asilo nido, ma per ragioni ancora da chiarire (e da capire) l’ha dimenticata sul seggiolino e poi si è allontanato. Una distrazione fatale. L’uomo e la moglie, che abitano nella vicina Mogliano, sono stati subito assistiti dagli psicologi dell’Usl 3 veneziana. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri, per effettuare i rilievi di rito e tentare di ricostruire la dinamica della vicenda.

Non è purtroppo la prima volta che si verificano drammi di questo tipo: proprio per evitarli, nel 2020 era stato introdotto l’obbligo di mettere un allarme su tutti i seggiolini per i bambini fino a 4 anni, su proposta dell’attuale premier Giorgia Meloni. Da accertare, nel caso di Marcon, se il dispositivo fosse installato o meno.
Ma la normativa non ha comunque impedito che si allungasse la striscia nera. Nel giugno 2023, alla Cecchignola di Roma, si era verificato l’ultimo caso. Ma dal 1998 a oggi sono almeno 12 le vittime della “sindrome del bambino dimenticato”. Una scia drammatica iniziata nel luglio 1998 a Catania, con la morte di Andrea, 2 anni, e proseguita poi nel tempo a Merate (Lecco), Teramo, Passignano sul Trasimeno (Perugia), Piacenza, Vicenza, Firenze, Arezzo, Pisa, San Piero a Grado (Pisa) e ancora Catania, nel settembre del 2019. Le piccole vittime si chiamavano Elena, Jacopo, Luca, Gioia, Tamara, Giorgia, tutte di età compresa tra gli 11 mesi e i due anni: a dimenticarli involontariamente i genitori, spesso andati al lavoro o tornati a casa convinti di averli portati all'asilo. Ma le tragedie non hanno risparmiato nemmeno nonni e baby sitter cui i bambini erano stati affidati.