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Salute. Contatti, viaggi, rischi: tutte le raccomandazioni sul vaiolo delle scimmie

Enrico Negrotti mercoledì 21 agosto 2024

Il test diagnostico per il vaiolo delle scimmie (Mpox)

Evitare contatti stretti con persone, ma anche con loro oggetti e vestiario, che hanno lesioni cutanee simili a quelle del vaiolo delle scimmie e, per i viaggiatori, anche con animali selvatici.

Sono le principali raccomandazioni sul rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie (monkey pox, in sigla Mpox) elaborate da un gruppo di esperti della Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) con la supervisione di Matteo Riccò.

Dopo la circolare del ministero della Salute della scorsa settimana, che faceva seguito alla dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che definiva il Mpox “emergenza sanitaria pubblica di rilievo internazionale”, il gruppo di lavoro “Prevenzione e gestione delle emergenze” della Siti ha elaborato i consigli sia per chi vive in Italia sia per chi viaggia all’estero. Ma ricorda anche che «al momento il rischio di contrarre il Mpox è considerato basso/molto basso per i soggetti residenti nell’Unione Europea».

Poiché le modalità di trasmissione del virus è con contatto diretto con qualsiasi fluido corporeo, con lesioni attive e con le goccioline respiratorie (droplet), nonché con contatto indiretto con oggetti contaminati (ma anche da animali infetti, quali roditori e primati), la Siti raccomanda:

1. evitare contatto diretto con persone che hanno lesioni cutanee simili a quelle di Mpox;

2. evitare contatto con oggetti o vestiario di una persona affetta da Mpox o con sospetta infezione da Mpox;

3. lavare spesso le mani;

4. monitorare i propri sintomi e la comparsa di eruzioni cutanee sospette entro 21 giorni da un contatto a rischio.

Nel caso di viaggiatori, specie se in Paesi dove il virus è più presente (in questo momento la Repubblica democratica del Congo e alcune nazioni limitrofe dell’Africa centrale) ileraccomandazioni per prevenire il contagio sono:

1. evitare contatto con animali selvatici (in particolare primati e roditori);

2. evitare contatti sessuali o contatti stretti con soggetti in cui è nota o comunque sospetta la recente infezione da Mpox o che siano stati contatto di casi di Mpox;

3. evitare contatti sessuali o contatti stretti con soggetti con lesioni cutanee sospette;

4. consultare le linee guida del Paese ospitante prima del viaggio.

La Siti ricorda che l’evoluzione della malattia prevede una incubazione, dopo il contatto con una sorgente di infezione, che può variare da 5 a 21 giorni, seguita dalla comparsa di sintomi o segni prodromici, comparsa di picchi febbrili superiori a 38 gradi e infine della comparsa delle lesioni cutanee. La durata complessiva della sindrome è compresa tra 2 e 5 settimane.

La diagnosi si effettua prima sui sintomi clinici, poi confermati mediante test di laboratorio (Rt-Pcr).

Sono possibili complicazioni di certi gruppi di popolazione: infezioni batteriche secondarie, complicazioni respiratorie, sepsi, encefalite, perdita della vita.

Due i ceppi di questo virus: clade I e clade II, variamente diffuse nel continente africano. Il primo, caratterizzato da un profilo clinico più severo, con una letalità che può oscillare tra il 5 e il 10% è quello che, in una sua variante, si sta diffondendo negli ultimi mesi. Il secondo, che si era diffuso tra il luglio 2022 e il maggio 2023, ha una letalità solitamente intorno all’1%.

Data la sua affinità con il vaiolo umano, contro il virus del vaiolo delle scimmie esistono vaccini. Quello utilizzabile in Italia, Mva-bn, prevede la somministrazione – la Siti precisa «su soggetti a elevato rischio» – in forma sottocutanea, in due dosi separate da almeno 28 giorni.