Sanità. Vaccini, la crisi senza fine. È record di anziani morti
Un ceppo molto aggressivo di influenza e un numero molto basso di persone vaccinate. È questo il micidiale cocktail che ha visto il tasso di mortalità degli anziani italiani schizzare alle stelle quest’inverno: con un incremento di decessi del 15% e nelle settimana di picco addirittura del 42% rispetto al valore atteso potenzialmente attribuibile all’epidemia influenzale. Sono cifre da record: i dati del network Euromomo, a cui partecipano 19 paesi europei, hanno osservato un eccesso di decessi (e per tutte le cause) nelle ultime due settimane di dicembre 2016 e nelle prime quattro di gennaio 2017 in Italia come in Francia, Spagna e Portogallo.
Colpa della particolare virulenza dell’epidemia di virus A/H3N2, che ha colpito duro ovunque. Eppure proprio il Belpaese è maglia nera, principalmente a causa della bassa copertura vaccinale negli anziani, di cui s’è osservato un decremento progressivo fino a scendere sotto la soglia del 50%, nonostante l’obiettivo minimo dell’Organizzazione mondiale della sanità e del Ministero della Salute sia il raggiungimento del 75% della copertura tra gli ultrasessantacinquenni e tra i soggetti con condizioni di rischio. «Ogni anno nei laboratori di tutto il mondo vengono formulate diverse combinazioni dei ceppi vaccinali previsti per la stagione successiva per cercare di arginare la diffusione dell’epidemia – ha spiegato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi –. La campagna vaccinale è importante perché nella popolazione anziana, anche laddove la formulazione non è perfetta, è in grado di attenuare la virulenza e di favorire un decorso clinico migliore prevenendo comunque almeno il quaranta percento della mortalità».
Non a caso i dati europei «ci dicono che nei Paesi dove la copertura vaccinale è maggio- re e le raccomandazioni sono estese anche ad altri gruppi di popolazione – ha concluso Ricciardi – l’eccesso osservato è stato di gran lunga inferiore». L’età mediana dei casi gravi è di 72 anni (range 0-94) ed il 62% sono maschi. Il 95% dei casi gravi ed il 100% dei decessi presenta almeno una patologia cronica preesistente: le più rappresentate sono le malattie cardiovascolari(74%), seguite dalle respiratorie croniche (63%), dal diabete (45%) e dall’obesità (31%). Le ragioni di un’adesione così scarsa alle campagne vaccinali? Solo in parte economica, visto che l’antinfluenzale per gli anziani è gratuito.
Proprio come accade in età pediatrica a farla da padrone sono piuttosto la scarsa sensibilità al tema o addirittura una cultura sanitaria costruita più sul passaparola e sulle false credenze che sul reale confronto coi medici di famiglia. Ieri sul tema, e in particolar modo con riferimento al boom di casi di morbillo, è tornata con forza anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «L’unica arma che abbiamo contro malattie gravi sono i vaccini: basta con le bufale. Non c’è nessuna correlazione tra vaccini e autismo – ha aggiunto riferendosi proprio al morbillo –. Dobbiamo lavorare a una grande campagna di comunicazione per sensibilizzare i pediatri e le famiglie». La posizione è condivisa dalla Società di igiene e medicina preventiva (Siti), che sottolinea come ci sia il rischio di un ritorno anche di altre malattie, su tutte polio e difterite, dalla Società italiana di malattie infettive (Simit) e dalla Federazione dei medici di famiglia, secondo cui la percentuale sempre più bassa di vaccinati tra gli italiani possa costituire un rischio di isolamento del nostro Paese.