Covid. La promessa del G20: entro giugno vaccini al 70% della popolazione mondiale
La volontà di vaccinare tutto il mondo come strategia globale per fermare l’epidemia era già emersa ad inizio settembre, nella riunione dei ministri della Salute del G20 in Campidoglio. Ma è nell’incontro dei responsabili delle Finanze e della Salute di ieri all’Eur, alla vigilia del G20 dei capi di Stato e di governo, che quella strategia globale si è fatta più chiara. Così come gli impegni.
I grandi del mondo, infatti, hanno concordato di vaccinare il 40% del globo entro l’anno e di arrivare al 70% a metà del 2022. Una richiesta di «onorare le promesse» sui vaccini ai Paesi poveri era tornata a farsi sentire ieri mattina da parte di molte realtà, come Caritas Internationalis, Croce Rossa e molte Ong. «C’è un impegno di tutti Paesi G20 a intervenire per quelli più poveri con un investimento economico molto forte», le parole del ministro della Salute Roberto Speranza, assicurando che le cifre necessarie a raggiungere tale scopo «saranno investite».
Una stima viene fatta dalla direttrice generale del Fmi, Kristalina Georgieva per cui mancherebbero «solo 20 miliardi di dollari per accelerare le vaccinazioni globali». Si rafforzano così gli impegni assunti quasi due mesi fa nel Patto di Roma, per garantire «a tutta la popolazione mondiale un accesso rapido ed equo al vaccino».
Un obiettivo, insieme a quello di dare risposte coordinate e globali alle future pandemie, che sarà monitorato dalla task force permanente Finanze-Salute appena creata, nel primo anno presieduta dall’Italia e dall’Indonesia. Anche perché ora, mostra scetticismo il direttore generale Oms Tedros Ghebreyesus, «dobbiamo fare in modo che alle promesse seguano i fatti».
La pandemia di Covid difatti sta vivendo «un momento critico con 46mila morti a settimana» e questo dimostra che è «tutt’altro che finita». Perciò «ogni vaccino conta», sottolinea la commissaria europea alla Salute Stella Kyriakides, considerando l’obiettivo fissato sui vaccini «raggiungibile, ma solo se agiamo rapidamente». E rapidamente significa, per adesso, trasferire più dosi possibili nei Paesi poveri, per poi procedere nel medio periodo con il trasferimento tecnologico necessario a quei territori per produrre da soli i sieri, o parte di essi.
Un aiuto potrebbe arrivare dalla liberalizzazione dei brevetti; un tema trattato sia nel vertice Finanze-Salute del G20 che nel colloquio tra il presidente Usa Joe Biden e il capo di Stato italiano Sergio Mattarella. In particolare è stato il presidente degli Stati Uniti d’America, oltre a plaudere «all’ottimo lavoro» fatto dall’Italia sui vaccini, a ribadire «la necessità di vaccinare i Paesi più fragili» senza distinzioni tra Paesi alleati e non, insieme alla sua proposta di sospendere temporaneamente i brevetti sui vaccini. Ma anche il ministro Speranza ha toccato il tema confermando che nella riunione del G20 di ieri è stato affrontato, anche se «ci sarà una discussione ancora da proseguire», assicura. Ciò che è certo, aggiunge, è che «noi vogliamo favorire un trasferimento tecnologico in Paesi che oggi non hanno una dotazione sufficiente».