Biopolitica e società. Utero in affitto, mercato non stop
Una manifestazione contro la maternità surrogata in Francia
Si chiama Men having babies ed è uno degli appuntamenti più attesi dalle coppie gay che desiderano avere un figlio attraverso la Gpa, la Gravidanza per altri. In tempi di pandemia la fiera, che doveva svolgersi a Bruxelles il 7 e 8 novembre, non è stata cancellata, ma spostata su internet. Il calendario della manifestazione, sponsorizzata da cliniche per la fertilità americane e canadesi (due dei pochi Paesi al mondo in cui è permessa alle coppie omosessuali), propone conferenze, consigli pratici, confronti di prezzi e offerte a cui sarà possibile per gli iscritti accedere comodamente da casa.
Un appuntamento simile si è svolto a Parigi, all’Espace Champerret – in presenza, nonostante l’epidemia dilagante in Francia – il 5 e 6 settembre. «Una delle società straniere che hanno presentato i loro servizi ai clienti francesi – racconta Radio Notre Dame, l’emittente cattolica di Parigi – proponeva la Gpa a 126mila euro. Un altro annunciava una scelta di 'madri portatrici' sul catalogo, oltre alla possibilità di scegliere il sesso del figlio, di far abortire la madre o di abbandonare il neonato in presenza di una anomalia, con la garanzia, in questo caso, di godere di un nuova Gpa gratuitamente».
La pandemia, dunque, non ferma la corsa all’utero in affitto. Il 28 settembre le frontiere dell’Ucraina si sono aperte e decine di coppie committenti hanno potuto ritirare il proprio bebè. Lo stesso sta accadendo con la Russia e gli Stati Uniti. Paradossalmente lo scandalo dei bambini accatastati all’hotel Venezia di Kiev perché i genitori intenzionali non potevano entrare in Ucraina a causa del lockdown globale, ha portato fortuna alla BioTexCom, la clinica per la fertilità che a inizio maggio aveva pubblicato il video. La società, infatti, attraverso il suo sito annuncia l’apertura di una sede a Londra, e avvisa che a causa della mole di richieste e per evitare lunghe attese è costretta a non accettare temporaneamente coppie di aspiranti genitori (eterosessuali) da 17 Paesi, tra i quali Francia, Olanda, Messico, Grecia e Giappone. L’Italia resta.
E poi comunque si sta imponendo come meta alternativa la Georgia, dove, spiega una pagina web della clinica Newlife, esiste una «legislazione superlativa» che consente alle coppie paganti (solo eterosessuali, ma anche non sposate, requisito invece richiesto in Ucraina, senza limiti di età per la donna, mentre a Kiev è di 55 anni) di essere registrati come genitori alla nascita del bambino «entro un giorno », senza alcuna «documentazione extra» sulla madre in affitto che l’ha partorito. Un’autostrada sgombra da scrupoli e questioni morali legate allo sfruttamento di giovani donne povere per esaudire desideri di genitorialità a ogni costo. Anche in altre parti del mondo il business non si è mai fermato anche durante la pandemia.
In India, dove il 'turismo della surrogata' è stato vietato per legge, le cliniche hanno potuto gestire con una certa tranquillità la nascita di decine di bambini che non avevano accanto i loro genitori causa lockdown. Il fenomeno nuovo, come documenta The News Minute, è la crescita esponenziale di aspiranti madri surrogate e donatrici di ovociti tra le donne della classe media intellettuale. Sono giovani istruite, che hanno perso il lavoro nei settori dell’ospitalità e del turismo e che ora non sanno come sbarcare il lunario. È proprio questo il rischio: la pandemia ha fatto crescere la povertà e le donne sono tra le principali vittime, tanto che affittare il proprio utero potrebbe diventare una sorta di 'telelavoro' (riproduttivo) attraente per chi non ha niente da perdere.
Alcuni esperti del settore hanno ipotizzato che le stime di crescita del 'mercato' riproduttivo potrebbero non risentire dell’epidemia. Il Global Surrogacy Market Report, in una elaborazione del 2019 stimava nel 2018 un giro d’affari per la Gpa di 6 miliardi di dollari, che diventeranno 27,5 miliardi nel 2025, con una crescita annuale del 24,5%. Di questi, 17,7 miliardi andranno alle cliniche della fertilità, pari al 64%. Detratta la parte che finirà in tasca agli intermediari, si capisce come alle donne portatrici arrivino le briciole.