Attualità

Roma. Utero in affitto, la mossa dei centristi

ROBERTA D’ANGELO mercoledì 4 maggio 2016
Dopo mesi di guerriglia al Senato, è scontro pure alla Camera sulle unioni civili. L’ipotesi avanzata dal premier Matteo Renzi di ricorrere alla fiducia, per mantenere fede al suo calendario, manda nuovamente in tilt il termometro, e ancora una volta sotto accusa è il governo, che in questo modo non consentirebbe neppure a Montecitorio un confronto di merito su un tema così cruciale approdato e votato in aula a Palazzo Madama senza relatore e senza passare per la commissione. Il nodo resta quello delle adozioni alle coppie gay – su cui era passata la moratoria, con il rinvio della questione alla riforma generale dell’istituto –, questione che potrebbe essere aggirata nel caso dei partner che ricorrono alla maternità surrogata all’estero. Così ieri il gruppo Democrazia solidale- Centro democratico ha chiesto alla presidente Laura Boldrini un’inversione dell’ordine dei lavori dell’assemblea, per poter discutere e votare le mozioni relative al divieto di utero in affitto, prima di passare alle unioni civili. Un modo per sancire il no definitivo al ricorso alla pratica già vietata nel nostro Paese. Insomma, le premesse per una dialettica costruttiva in materia di diritti dei conviventi anche dello stesso sesso sembrano già saltate. Per Palazzo Chigi il compromesso raggiunto a fatica al Senato potrebbe essere messo a rischio dalle tante posizioni che attraversano i partiti. Il Pd resta diviso. Per lo più si cerca di ovviare alle perplessità legate al testo approdato alla Camera, che surrettiziamente apre ai simil-matrimoni e, con la maternità surrogata all’estero, alla genitorialità delle coppie omosessuali. Una parte dei democratici, Ap e gli altri gruppi centristi premono perché passi la richiesta di votare le mozioni sull’utero in affitto, ma è molto probabile che la decisione slitti alla prossima settimana, per via della campagna elettorale per le amministrative e la conseguente interruzione dei lavori parlamentari già da domani, in anticipo per il week end. Sulla richiesta, comunque, il capogruppo del Pd Ettore Rosato prende tempo e si limita a un «vedremo». Mentre c’è chi valuta l’opportunità di inserire le mozioni durante una pausa dell’esame del ddl ex Cirinnà. Un testo, ragiona il capogruppo di Ap Maurizio Lupi, su cui «c’è un accordo di maggioranza, e la maggioranza deve mantenere i patti. Ma le mozioni sull’utero in affitto devono essere discusse prima delle unioni civili». Se, quindi, si attende la decisione della conferenza dei capigruppo, che potrebbe arrivare oggi stesso, la prossima settimana il tema delle unioni civili sarà comunque affrontato dall’aula. Ma qui, secondo Forza Italia, la fiducia potrebbe tranquillamente essere evitata. Ieri il gruppo forzista ha ribadito il suo doppio no al testo e al voto di fiducia, ma non senza divergenze interne. Tanto che al termine di una animata riunione si è deciso di lasciare libertà di coscienza sul testo finale. Non passa, invece, la richiesta di Laura Ravetto di diversificare il voto, dando per scontato il no alla fiducia e optando per il sì al testo. Quanto al Pd, anche alla Camera ci sono prese di posizione estreme, come al Senato. Ieri la deputata Michela Marzano ha minacciato di lasciare il partito se si modificherà ancora il compromesso raggiunto: «Sarebbe una perdita gravissima per la nostra comunità politica», secondo il leader della sinistra dem Roberto Speranza. «In materia di diritti – dice – Michela rappresenta un punto di vista avanzato e coraggioso». Ancora tensioni, dunque. Dovute solo alla ventilata fiducia, chiosa da Fi Mara Carfagna: «Renzi ce la sta mettendo tutta a trasformare questa materia in un ring». © RIPRODUZIONE RISERVATA