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Usura e pensioni pignorate. Trecento euro in più agli anziani sovraindebitati

Paolo Lambruschi martedì 20 settembre 2022

Trecento euro in più riconsegnati dal decreto aiuti bis a migliaia di pensionati sovraindebitati con un pignoramento in corso. Una somma che, soprattutto nel Mezzogiorno, è una boccata di ossigeno che consente a tanti di non ricorrere all’usura. Una vittoria della società civile che da anni vuole aiutare le persone sovraindebitate e vittime degli strozzini proteggendo milioni di famiglie. Nella conversione in legge del decreto aiuti ter è stata inserita una norma appoggiata dalle associazioni del tavolo sull’indebitamento costituito dall’Università Cattolica e che Avvenire ha ampiamente sostenuto. La norma è stata studiata e scritta dal fondatore di "Favor Debitoris" Giovanni Pastore, con il contributo, fra gli altri, dalla presidente dei commercialisti milanesi Marcella Caradonna, dal presidente della Consulta nazionale antiusura e direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, dal criminologo dell’Università di Napoli, Giacomo Di Gennaro.

L’emendamento, supportato dal presidente della Commissione Bilancio del Senato Daniele Pesco (che non si è ricandidato alle elezioni) ha modificato l’articolo 545 del codice di procedura civile. In sostanza, il Codice prevedeva finora un limite di impignorabilità delle pensioni o di altri assegni ad esse assimilati pari a 1,5 volte l’assegno sociale, attualmente di 468,28 euro. Un individuo soggetto a pignoramento poteva quindi vedersi ridotto il suo reddito a 702,42 euro mensili, somma insufficiente per poter provvedere al proprio sostentamento in assenza di altre fonti. Con la modifica il limite di impignorabilità è elevato all’importo maggiore tra 1.000 euro e il doppio dell’assegno sociale.

Sono 200mila i pignoramenti delle pensioni in atto ed è purtroppo prevedibile una rapida crescita, perché il rialzo del prezzo delle materie prime sta raddoppiando il costo dell’energia elettrica e sestuplicando quello del gas. Secondo Giovanni Pastore di "Favor debitoris", la norma approvata al Senato riconsegna fino a 750 milioni di euro all’anno per i consumi minimi vitali a una delle fasce più povere della società.

«Finalmente questa somma viene riconsegnata ai consumi minimi vitali di una delle fasce più povere della società italiana, che ha pagato il prezzo più alto all’emergenza pandemica e che rischia ora di dover scegliere se mangiare o scaldarsi. Dobbiamo, però, prepararci, come è già successo per altri provvedimenti in difesa dei sovraindebitati, al fuoco di fila di chi difende i detentori, nei paradisi fiscali, di obbligazioni emesse delle società di cartolarizzazione. Infatti solo il 26% dei crediti in sofferenza (ciò che genera il pignoramento) è ancora in mano agli istituti di credito, il 74% è stato ceduto a società di cartolarizzazione che li hanno pagati con l’emissione di obbligazioni, esentasse per gli acquirenti residenti in Stati white list. Quindi circa 500 milioni prima prendevano la via dei paradisi fiscali. Vanno studiate e trasformate in leggi altre norme che frenino questa deriva».

Il decreto, dopo che la Camera ha rimesso il tetto allo stipendio dei pubblici dipendenti, torna oggi in Senato per l’approvazione definitiva. Da quel momento cosa possono fare i pensionati sottoposti a pignoramento per vedersi riconosciuto il nuovo importo? «Devono rivolgersi subito a un professionista – spiega Marcella Caradonna, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Milano – e farsi ricalcolare e certificare la parte che va loro restituita perché impignorabile».

Tra le cause di sovraindebitamento degli anziani, oltre al prestito per ricorrere alle cure, i commercialisti segnalano quelli per pagare le spese condominiali sempre più alte e per le quali la morosità può far scattare immediatamente i pignoramenti.

Per il sociologo Giacomo Di Gennaro, studioso dei fenomeni dell’infiltrazione criminale nel tessuto sociale e produttivo, la modifica è un passaggio importante in chiave antiusura. «Trecento euro in più possono sembrare una piccola somma, ma in diverse famiglie soprattutto al Sud possono fare la differenza ed evitare il ricorso agli usurai. La pandemia prima e i rincari energetici poi, causati dal conflitto russo-ucraino, stanno mettendo in ginocchio famiglie, piccole imprese, negozianti e artigiani e bisogna prevenire il ricorso agli usurai. Ci auguriamo che il nuovo Parlamento si occupi subito della riforma della legge antiusura e della legge 3 del 2012 (la cosiddetta "salva-suicidi") perché i costi per aprire le pratiche relative al sovraindebitamento si aggirano sui 5mila euro e le rendono spesso inaccessibili».