Milano. La condanna dell'arcivescovo Delpini: «L'usura è sangue infetto»
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«Il denaro sporco, i prestiti usurai sono come il sangue infetto. Viene iniettato in un organismo che ha bisogno di una trasfusione e avvelena tutto il corpo. Dobbiamo chiederci come mai c'è un commercio simile, perché ci sono zone grigie della società che coprono l'illegalità». Ancora una volta l'arcivescovo di Milano Mario Delpini richiama la diocesi ambrosiana a combattere le collusioni con le organizzazioni mafiose infiltrate nel tessuto economico. Parole pronunciate in Università Cattolica, giovedì 13 giugno, in occasione dei 20 anni della Fondazione diocesana anti usura San Bernardino che «con la sua capillare presenza nel territorio e con la competenza e pazienza dei suoi volontari è un piccolo presidio che cerca di dissuadere chi ha bisogno di liquidità a ricorrere al sangue infetto». La sfida per Delpini è «impari e drammatica, si può vincere solo con un incremento di sensibilità civica, di pratica della legalità, di alleanza delle istituzioni, di formazione e accompagnamento finanziario, di determinazione a contrastare l'omertà. La rete del contrasto all'usura dovrebbe contestare il sistema che permette la circolazione di sangue infetto».
In 20 anni di lavoro a fianco di persone e famiglie esposte a condizioni finanziarie di estrema precarietà la fondazione San Bernardino, creata dalle 10 diocesi lombarde il 25 giugno 2004, ha ascoltato quasi 5.000 persone, con 479 beneficiari aiutati con 6 milioni. Gli altri sono stati accompagnati dalle Caritas. Le risorse ottenute sono derivate per il 51% dal Ministero delle Finanze sulla base delle leggi di settore e per il 49% da fondi 8 per mille veicolati dalle diocesi lombarde. I beneficiari hanno tra 48 e 62 anni di età, sono in prevalenza coniugati, sovraindebitati per l'accumulo di mutui e finanziamenti a breve termine (in media per oltre 23 mila euro) o a medio-lungo termine (oltre 76 mila euro), da restituire con una rata il cui valore medio mensile (914 euro) incide per oltre il 55% sul volume delle spese che devono affrontare e assorbe quasi completamente il loro reddito mensile medio (1.148 euro).
Visti dalla strada, numeri e storie assumono una concretezza drammatica, come testimonia don Massimo Mapelli responsabile Caritas della zona sesta che gestisce lo sportello antimafia dei decanati di Cesano Boscone e Abbiategrasso. «Abbiamo incontrato imprenditori e amministratori di società, ma anche utenti dell'emporio che sono poveri lavorando e si indebitano per forza. Immigrati regolari e non a rischio della vita con l'usura della porta accanto e che finisce a giocare. Il futuro è mettere le mani in queste situazioni».
Gli fa eco il sociologo Nando Dalla Chiesa per cui in Lombardia c'è una forte concentrazione mafiosa in aree di povertà. «La mafia non sta solo nella finanza, c'è presenza vera sul territorio. E stato un errore concedere autorizzazioni a un numero eccessivo di sale da gioco, si è consegnato alle mafie l'azzardo legale e illegale che utilizzano anche per prestare denaro. L'educazione al consumo è fondamentale». Le previsioni non sono buone.
«Secondo i dati dell'indagine congiunturale sulle famiglie – chiarisce la professoressa Elena Beccalli, preside della Facoltà di scienze bancariedella Cattolica –, alla fine del 2023 in Italia circa 3 famiglie su 10 erano indebitate. Inoltre, le stime indicano che circa 256 mila nuclei hanno subito un incremento della rata superiore al 30% a causa del rialzo dei tassi e 198 mila hanno dovuto sostenere tra il 2023 e il maggio 2024 una rata superiore al 30% del loro reddito. Si rendono necessarie forme di credito che affianchino quelle ordinarie delle banche tradizionali che non tutti i richiedenti riescono a raggiungere. Un esempio è l'esperienza del credito di soccorso, erogato a persone in difficoltà in stretta collaborazione con corpi intermedi, come Centri di ascolto, Caritas, Fondazioni diocesane aderenti alla Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II».
I colloqui alla fondazione san Bernardino sono aumentati del 22% nel 2023 rispetto al 2022 e di un ulteriore 40% nel primo semestre 2024 oltre il 10% dei prestiti erogati in 20 anno è stato restituito da soggetti "non bancabili". È un risultato incoraggiante.