Un fenomeno sommerso di cui non si parla mai abbastanza. Le vittime dell’usura sono in aumento a Milano e in Lombardia, ma le denunce sono ancora poche. Paura di ritorsioni e vergogna finiscono con il diventare i principali « complici » degli strozzini. Dopo il suicidio del barista trovato impiccato nel suo locale dopo avere lasciato una serie di lettere e di indicazioni contro i suoi presunti strozzini, si riaccende l’allarme su un fenomeno ' nascosto' ma in crescita. Lo sostiene Frediano Manzi, imprenditore e presidente di ' Sos racket e usura': « Le richieste di aiuto che ci sono pervenute – spiega Manzi – sono triplicate in 8 mesi. A Milano nel mese di maggio abbiamo avuto 300 richieste, che salgono a oltre 1.800 se consideriamo tutta la Lombardia » . E le denunce? « Poche. In questi 8 mesi saranno state 150, massimo 200 in tutta la regione » . Cifre allarmanti, che riguardano per la maggior parte commercianti o piccoli imprenditori, pari al 70% delle richieste d’aiuto. Il restante 30% è costituito da privati come pensionati, casalinghe, lavoratori dipendenti. Ma se crescono le segnalazioni, non così le denunce. Sempre secondo Manzi il numero delle persone che si rivolgono alle forze dellordine rimane stabile. Gli usurai, insomma, fanno sempre paura. Nel rapporto annuale sul fenomeno dell’usura in Italia, redatto da ' Sos impresa' - l’organismo di Confesercenti che monitora la pressione della criminalità sulle aziende - è stato stilato un ' identikit' del commerciante che cade nella rete dell’usura: età compresa tra i 45 e i 55 anni, un discreto giro d’affari. Fino a quando la banca non chiede l’immediato rientro del fido. E se i soldi non ci sono, o si è costretti a chiudere l’attività, o si chiede il prestito agli strozzini. Secondo ' Sos impresa', l’anno scorso le vittime dello strozzinaggio sono state appunto 20mila. A Milano è a rischio il 60% delle piccole imprese: negozianti, macellai, alimentari, fino agli ambulanti. Lo scorso aprile, un’altra indagine della Camera di commercio meneghina sosteneva che tre piccoli o medi imprenditori su 100 della Provincia sono a rischio usura, e un 28% di intervistati non escludeva l’ipotesi di rivolgersi agli strozzini. Sono tantissime, intanto, le richieste d’aiuto che continuano ad arrivare a queste associazioni. I motivi che hanno portato a quest’aumento sono essenzialmente due: la crisi economica e l’irrigidimento degli istituti bancari. Un sostegno alle famiglie indebitate arriva dalla fondazione San Bernardino onlus, promossa dalle Caritas lombarde. Il presidente Luciano Gualzetti, vice direttore della Caritas ambrosiana, ammette che c’è un sommerso « difficilmente individuabile. Da quando è nata la fondazione nel 2004, ab- biamo assistito un migliaio di famiglie in difficoltà. Noi però lavoriamo sulla prevenzione, attraverso i centri di ascolto con i quali intercettiamo le situazioni di disagio. La nostra è un’azione educativa, volta a creare una cultura di ' debito responsabile'. Le famiglie che si rivolgono a noi, purtroppo, sono già fortemente indebitate. Noi proponiamo loro forme di sostegno, aiutandole nel bilancio familiare o sotto forma di consulenza e di accompagnamento per la definizione della situazione debitoria. Dove possibile, garantiamo prestiti di microcredito per evitare un ulteriore indebitamento » . « L’usura è un fenomeno che segue parallelamente la recessione - dichiara Maurizio Fiasco, sociologo e consulente della Consulta nazionale antiusura - . E i più colpiti sono proprio i lavoratori autonomi. Inoltre, rispetto all’altro grande periodo di recessione del 1992-’ 93, stavolta il costo del denaro è molto basso » . Per Fiasco c’è un problema di fondo, « di programmazione nei singoli territori. Banche, camere di commercio, devono studiare misure di accompagnamento per le famiglie o le singole imprese. Bisogna creare ammortizzatori sociali per quelle piccole imprese che non hanno chance. Come quel barista, suicidatosi perché sentiva di non avere, purtroppo, vie di scampo».