Sono giovani tra i 18 e i 26 anni quelli che decidono di dedicarsi nell'ambito del servizio civile al volontariato in particolare accanto alle persone disabili e malate assistite dall'Unitalsi (Unione Nazionale Italiana
Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali).
Il numero dei ragazzi e delle ragazze che hanno deciso di fare
una scelta diversa è cresciuto del 10,25% passando dai 27 del
2003 ai 304 del 2015. In totale oltre 1.900 Giovani in 12 anni
sono stai formati dall'Unitalsi e in particolare negli ultimi
anni tutti qualificati come esecutori di Blsd grazie al servizio
nazionale dei medici dell'associazione. Sono questi alcuni dei
dati emersi dal dossier dell'Unitalsi che verrà presentato
nell'incontro nazionale dei referenti sezionali medici
dell'Unitalsi in programma a Roma da domani a domenica.
Una tre giorni dedicata alla formazione, ma anche alle nuove
progettualità messe in campo nel 2015: dalla collaborazione con
la Fondazione Banco Farmaceutico onlus, alle case d'accoglienza,
al servizio Civile nazionale. Un focus speciale verrà riservato
allo stato dell'arte del progetto Blsd (Basic Life Support
Defibrillation) dell'associazione. Ancora dal dossier si evince
che: sono soprattutto i Ragazzi del Sud (56,4%) a decidere di
effettuare il servizio civile a sostegno del settore della
disabilità e della malattia, a seguire le Isole (19,8%), il
Centro (17,3%) ed infine il Nord (6,4%).
Basilicata, Calabria, Campania e Puglia sono le regioni dove
si concentra il maggiore numero di progetti accreditati per il
servizio civile (88 progetti complessivi) a favore delle persone
disabili con il 39,7 %, seguono la Toscana, Marche Abruzzo,
Lazio e Molise con il 27,2% dei progetti; Sardegna e Sicilia
23,8% e Emilia Romagna e Liguria con il 6,8%.
I ragazzi che hanno deciso di intraprendere questo tipo di
esperienza credono che sia utile per crescere come persona (87%
concordano "molto" o "abbastanza" con questa affermazione).
Seguono quelli che confidano che queste siano occasioni per
arricchire le competenze utili per la vita sociale e lavorativa
come ad esempio il corso Blsd (75%) ed anche per incentivare la
formazione di cittadini attivi (68 %).
"L'aumento costante dei giovani - spiega Salvatore Pagliuca,
presidente nazionale dell'Unitalsi - che hanno deciso di fare
quest'esperienza di volontariato con noi accanto a chi soffre ci
dice che il modello Unitalsi funziona. Tutto questo però passa
attraverso un'attenta formazione a 360 gradi sia medica di primo
soccorso, ma anche spirituale ed etica".
"Nei ragazzi - aggiunge Federico Baiocco, responsabile
nazionale dei medici Unitalsi - è cresciuta la consapevolezza
che il proprio futuro professionale ed umano non dipenda solo
dal titolo di studio, ma anche da esperienze che si possono
acquisire fuori dalle mura universitarie e scolastiche
mettendosi in gioco, in presa diretta con la vita. Per questo
molti dopo essere diventati esecutori Blsd ci hanno chiesto di
essere formati anche per diventare istruttori di Blsd, e molti
altri ancora ci chiedono di essere preparati all'assistenza ad
una persona disabile o malata. Insomma la loro è una scelta
consapevole per un volontariato di qualità".