Attualità

Senato. Unioni gay, adesso il Pd prende tempo

giovedì 19 giugno 2014
Il Pd prende tempo sulle unioni civili. In tempi «ragionevolmente brevi», annuncia la relatrice in commissione Giustizia del Senato Monica Cirinnà, dopo che il provvedimento era stato annunciato già per oggi, metterà in discussione un testo unificato delle 9 proposte agli atti. Si comporrà di due titoli, uno per regolamentare specificamente le «unioni civili» e un altro che interverrà sulle «coppie di fatto», ossia le unioni che non desiderano o non possono essere registrate. E nel  mare magnum  delle proposte formalizzate in commissione se ne aggiunge un’altra, di notevole importanza politica. Primo firmatario, infatti, è il capogruppo di Ncd al Senato Maurizio Sacconi. 'Disposizioni in materia di unioni civili', questo il titolo. Proposta in realtà già formalizzata in febbraio, ma di cui sin qui non si era parlato. Questo nuovo testo precisa con chiarezza, in premessa, l’unicità della famiglia fondata sul matrimonio e agisce solo sul terreno dei diritti e doveri reciproci dei conviventi «in un quadro meramente privatistico». Nel Pd invece il modello che sembra pravalere, pur tra tante spinte e controspinte, è quello tedesco, che sul piano nominale distingue nettamente le unioni omosessuali dal matrimonio, anche se poi - sul piano concreto - ne discendono conseguenze di carattere pubblicistico assai similari, ad eccezione della sola adozione di figli, che non è consentita in Germania. «Il Pd del Senato è unito nel prevedere la distinzione tra unioni civili omosessuali che finalmente vedono riconosciuti loro i diritti civili sul modello tedesco e quelle eterosessuali», conferma la senatrice del Pd Emma Fattorini, prima firmataria, insieme ai colleghi Lepri e Pagliari di uno dei disegni di legge formalizzati in Commissione. «Dobbiamo favorire relazioni affettive stabili, responsabili e solidali - spiega - senza equipararle al matrimonio. Il Pd vuole aiutare concretamente le famiglie senza negare i diritti fondamentali alle coppie gay». Ma non è un caso che proprio all’indomani dell’apertura di Renzi sulle unioni civili, da un partito come Sel arrivi un importante segnale, con il voto favorevole, alla Camera, sulla conversione del decreto Irpef. Sel ha una sua proposta (fra le più radicali) agli atti della Commissione a Palazzo Madama, a firma Alessia Petraglia. E ora Nichi Vendola non esclude «la possibilità di convergere su provvedimenti condivisi» proposti dalla maggioranza. Nel Pd anche alla Camera ci si interroga dopo l’annuncio del leader. «Renzi - spiega Francesco Saverio Garofani, vicepresidente in Commissione Difesa - ha detto chiaro qual è la linea che vorrà tenere. Da un lato c’è la consapevolezza che non è più rinviabile un riconoscimento di diritti per le unioni gay e per le coppie di fatto, ma non si tratterà di un simil matrimonio. E in parallelo  c’è la promessa del premier di intervenire a sostegno della famiglia, con l’introduzione del quoziente familiare». Renzi ha detto che, su quest’ultimo punto, si interverrà entro il 2015. «Come cattolici nel Pd stiamo vigilando perché non si affermino fughe in avanti a danno della famiglia - spiega il deputato Alfredo Bazoli - . Famiglia che anzi ne deve uscire valorizzata e sostenuta, e siamo convinti che la spinta di Renzi andrà in questa direzione». Ma nell’associazionismo è diffuso il  timore che la norma possa ingenerare per la famiglia confusione e riduzione di risorse. Dopo le perplessità del Forum, il movimento  Manif Pour Tous Italia annuncia battaglia sul disegno di legge in programma per settembre, che dovrebbe essere seguito, per il governo, dal sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto. E che rischia di dar vita a un «istituto in tutto e per tutto uguale a quello matrimoniale, distinto solo per la mera intestazione».