Attualità

Roma. Unioni civili, ultime ore per trattare

Roberta D'Angelo martedì 2 febbraio 2016
Per il Pd il tempo è scaduto e l’apertura di Ncd allo stralcio, in cambio di un voto della legge per le unioni civili arriva troppo tardi. E arriva da Rocco Buttiglione, senza un seguito convinto del resto di Ap. Così, alla vigilia del voto sulle pregiudiziali del testo Cirinnà, lo scacchiere resta ancora fermo. La partecipazione massiccia alla manifestazione di sabato non viene ignorata, ma non produce nemmeno frutti. E dentro la maggioranza si continua a negare che il rimpastino possa favorire un accordo sul testo contestato.  La settimana di dibattito che seguirà al voto di oggi sulle pregiudiziali di costituzionalità servirà ancora a tessere la tela. Ieri il capogruppo democratico Luigi Zanda ha negato la possibilità che a questo punto il ddl subisca uno stravolgimento. Il Pd si è compattato sull’impianto e con questo intende andare avanti. I correttivi possibili restano sempre quelli contenuti negli emendamenti di Lumia e Chiti. Quanto al voto segreto sulle adozioni, su cui Renzi ha lasciato libertà di coscienza, sarà il presidente Pietro Grasso a verificare punto per punto dove considera corretto concederlo. Ma sembra scontata la eventualità che un minimo di venti senatori lo chiedano. Nel Pd il timore di una frattura molto grande resta alto. Né si conosce ancora il numero di emendamenti che sarà vagliato dall’aula. Allo stato restano in piedi le migliaia di proposte leghiste e anche il 'supercanguro' del democratico Marcucci, pensato per evitare perdite di tempo, ma che il senatore renziano si è impegnato a ritirare, per favorire il più possibile un compromesso. La soluzione dello stralcio delle adozioni dei figli del partner, insomma, potrebbe sbloccare lo stallo. E a quel punto, se i cattodem del Pd modificassero anche i riferimenti dell’articolo 3 al matrimonio e garantissero paletti solidi contro il ricorso all’utero in affitto, Ncd-Ap potrebbe rivedere la propria posizione fortemente critica. Resta questo l’obiettivo dei pontieri democratici, decisi a forzare anche la posizione più granitica del capogruppo. Le parole del vicepresidente vicario dei deputati Buttiglione non sono passate inosservate.  «Esiste in Parlamento e nel Paese una maggioranza ampia che vuole riconoscere i diritti degli omosessuali al rispetto della propria vita affettiva e vuole difendere il diritto dei bambini ad avere una mamma ed un papà. Esiste una ampia maggioranza che vuole le unioni civili e non vuole le adozioni gay. Abbiamo tutti il dovere di dare voce a questa ampia maggioranza», secondo Buttiglione. Parole non condivise dal suo partito e fortemente stigmatizzate dall’ex compagno di battaglie Carlo Giovanardi, per il quale sarebbe questo il prezzo da pagare per Ap in cambio dell’«infornata di sottosegretari».  La nuova polemica, però, non è che un ennesimo campanello di un clima teso e di un compromesso difficilissimo. Resta comunque da verificare il comportamento dei partiti di maggioranza, se davvero l’articolo 5 venisse stralciato con uno degli emendamenti che saranno votati per primi, quando si arriverà al punto della discordia. sarà lì il vero banco di prova. Le parole di Buttiglione sono un’apertura che lascia sperare quanti tra i democratici non vorrebbero la frattura alla vigilia delle amministrative. E allora anche la decisione del presidente del Senato diventa determinante. Nel segreto dell’urna molte cose potrebbero ancora cambiare.