Attualità

Dopo il sì irlandese. Unioni civili, il Pd accelera

Gianni Santamaria martedì 26 maggio 2015
Il «sì» irlandese alle nozze gay spinge il fronte che si è creato in Parlamento sulle unioni civili a promettere accelerazioni anche in Italia. E il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, parla di un voto «tra luglio e settembre » contando su un ampio consenso in Parlamento. Ma, visto anche l’asse con M5S e Sel, l’operazione rischia di incidere nei rapporti con gli alleati di Area popolare. Che alzano un muro contro il testo in discussione. In questo concordi con le opposizioni di centrodestra: dalla Lega fino a Forza Italia e Fdi, che dicono anche loro «sì» alle unioni, ma su specifici diritti individuali senza arrivare al matrimonio. La questione, però, si gioca prima di tutto dentro il Pd, dove la minoranza con l’ex capogruppo alla Camera Roberto Speranza spinge con decisione verso il matrimonio tra omosessuali. Renzi torna a difendere il modello tedesco (che è «diverso da quello irlandese»). Ad esso promuove il ddl della senatrice Monica Cirinnà. «Credo che possa funzionare e avere i voti in Parlamento», auspica il premier. La relatrice annuncia che il 3 giugno, quando il provvedimento tornerà in commissione Giustizia, chiederà la calendarizzazione. Per venire incontro - dopo l’incoraggiamento arrivato dall’Isola di Smeraldo - «alla voglia di fare presto e bene». Ai contrari la Cirinnà continua a dire che il riferimento normativo del testo base - adottato il 26 marzo con i voti decisivi del M5S - è l’articolo 2 (sui diritti) e non il 29 (sulla famiglia). Ma l’equiparazione al matrimonio è la strada che si imbocca già dal punto di vista terminologico, quando si afferma che in tutti i testi normativi e i regolamenti in materia i termini «coniuge/ i», «marito» e «moglie» andranno affiancati dal riferimento alle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Ed è su questo nodo (insieme all’adozione di un figlio naturale del partner) che insistono i numerosi emendamenti piovuti sul testo a metà di questo mese: quasi tremila dal solo Ncd, 282 a firma di Carlo Giovanardi, che promette una «battaglia durissima», e oltre 800 da Fi (700 di Lucio Malan). Tra i 15 del Pd ci sono quelli di Emma Fattorini, che - proprio per evitare il rischio di equiparazioni - precisa gli ancoraggi costituzionali, e Stefano Lepri che alla stepchild adoption propone di sostituire l’affido. Molti di quelli forzisti, ricorda Maurizio Gasparri, sono contro l’utero in affitto. Su matrimoni e adozioni si dice perplesso anche il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S). Per Forza Italia, dopo che domenica Silvio Berlusconi ha detto di non vedere perché «un fidanzato o una fidanzata, anche in coppie dello stesso sesso, non possano assistere l’altro o lasciare in eredità qualcosa», ieri è intervenuto Renato Brunetta. «Siamo per unioni civili di reciprocità. Da non confondere con la famiglia naturale, quella fatta da uomo e donna», che è l’unica destinataria del welfare. Anche Maurizio Sacconi (Ncd) ricorda che il conferire carattere pubblico alle unioni implica adozioni e spesa sociale. La responsabile welfare del Pd Micaela Campana è, però, di tutt’altro avviso: «Non possiamo legiferare creando disuguaglianze».