Attualità

Dibattito. Unioni civili fra polemica e dialogo

Angelo Picariello giovedì 25 giugno 2015
Monica Cirinnà uno e due. Prima fa la sintesi del compromesso che si sta cercando, poi si lascia andare alla vis polemica, quasi a voler sabotare il dialogo. «Ho parlato con Renzi e Boschi - dice - e sulle unioni civili, la linea è avanti tutta, cioè avere un istituto giuridico autonomo, non il matrimonio, per le coppie dello stesso sesso». Un istituto giuridico autonomo, proprio quello che si intendeva accreditare martedì, con un nuovo emendamento concordato nel Pd sotto la regia del ministro Boschi. Emendamento presentato con poco entusiasmo in Commissione dalla relatrice stessa e da lei accantonato in men che non si dica senza traccia di disappunto - una volta che il presidente Nitto Palma (di Fi) opponeva l’irricevibilità di un testo che faceva esplicito riferimento a un articolo della costituzione (l’articolo 2 che si occupa delle formazioni sociali, da tenere distinte dalla famiglia, regolata dal 29).  Ma al di là dell’enunciata sintonia, la differenza di toni con il ministro dei Rapporti col Parlamento emerge fragorosa. Ed ecco Cirinnà nuovamente in versione polemica, come sabato scorso: «Noi non ascolteremo la piazza revanscista e retrograda di Piazza San Giovanni - sbotta-, dove alcune forze estreme hanno manifestato il loro orgoglio di essere discriminatorie ». Di tutt’altro tenore erano state le parole della Boschi: «Quella piazza va ascoltata, ha chiesto più attenzione per la famiglia e ci sarà ascolto », aveva detto il ministro, aggiungendo analoga promessa di attenzione per le coppie gay, condita da un appello alla «buona volontà» di tutti. Inevitabile a quel punto il risentimento degli organizzatori della manifestazione. «Quella folla immensa di nonni, mamme, papà e bambini non merita davvero il disprezzo e le offensive caricature stereotipate della senatrice Cirinnà, a cui chiediamo delle scuse immediate», era la replica piccata del portavoce di Manif Pour Tous Italia. Una «deplorevole » affermazione, quella di Cirinnà - scrivono anche i senatori Fautilli, Gigli e Sberna, di Per l’Italia- Cd - «che dice tutto sull’atteggiamento della senatrice rispetto a chi dissente». Maurizio Gasparri, di Fi, parla di «sinistra becera e oscurantista che offende un popolo sceso in piazza senza simboli di partito». Ma al di là degli eccessi verbali il lavoro di mediazione va avanti bene. «I giudizi sulla piazza possono essere diversi, ma l’importante è che tutti condividano l’obiettivo», dice il vice-capogruppo Giorgio Tonini, che sta lavorando attivamente a cercare la soluzione che possa incontrare la piena convergenza di tutta la maggioranza. Ncd compreso, che aveva mostrato interesse per la nuova proposta Cirinnà che modificava l’articolo in premessa. La riformulazione ora ridotta all’osso dalla sforbiciata del presidente Palma può essere subemendata con lo stesso obiettivo: inserire la normativa nell’ambito delle formazioni sociali dell’articolo 2, al di fuori dell’operatività dell’articolo 29. Il termine per presentare le proposte in Commissione Giustizia al Senato slitta a martedì, visto che il lunedì è festivo a Roma. Ma già oggi i senatori Lepri, Fattorini e Della Zuanna, già intestatari di alcuni emendamenti al ddl Cirinnà, formuleranno alcune proposte diverse di premessa al testo (attraverso loro sub-emendamenti al nuovo articolo uno) tutte volte a dar vita a un «istituto giuridico originario», pienamente distinto dalla famiglia.  Promette battaglia anche il deputato Alessandro Pagano, di Ncd, che vede i rischi «attraverso la stepchild adoption prevista dal testo attuale, di introdurre l’adozione gay e l’utero in affitto per via giurisprudenziale». La responsabile diritti del Pd Micaela Campana è però soddisfatta: «È stato respinto al mittente il tentativo di ostruzionismo», dice. Il Ncd che lo aveva minacciato ora valuta le proposte di mediazioni in campo. E un’intesa nella maggioranza sembra più vicina.