Unioni civili. Ddl Cirinnà, 6 motivi per rifarlo
Unioni civili, ecco 6 buoni motivi per rifare il Ddl Cirinnà
1 RISCHI DI INCOSTITUZIONALITA' Secondo la Corte costituzionale la regolamentazione delle unioni civili avrebbe dovuto essere 'diversa dal matrimonio' (sentenza n. 170/2014). Invece, anche nella nuova stesura, sono rimasti tutti i riferimenti agli articoli del codice civile che disciplinano il matrimonio
2 INCONGRUENZE/1 Al punto 1 dell'art. 3 si vuole introdurre l'obbligo alla 'coabitazione'. Già la riforma del diritto di famiglia del 1975 aveva cancellato questo obbligo, tanto che i coniugi sono liberi di fissare la loro residenza in luoghi diversi.
3 INCONGRUENZE/2 Per sciogliere le unioni civili, il disegno di legge Cirinnà fa riferimento alla disciplina della separazione e del divorzio (capo V del titolo VI del libro primo del Codice civile). Ma quelle leggi erano pensate per sciogliere un vincolo matrimoniale non una dichiarazione davanti all'ufficiale di stato civile'. Di fatto non si ha certezza su cosa succederebbe.
4 TRE GENITORI Il DDL Cirinnà vieta alle coppie gay la normale adozione legittimante, consentendo unicamente al partner dell'unione civile l'adozione 'non legittimante' del figlio dell'altro partner ('stepchild adoption'). Dunque l'altro genitore biologico, pur lasciato/a da chi è andato a formare la nuova coppia gay, rimane genitore a tutti gli effetti. Questo di fatto assegna al minore tre 'genitori' - di cui due biologici spesso in situazioni di conflittualità - con complicazioni facilmente prevedibili sul piano educativo
5 QUALE RAGIONEVOLEZZA? La disciplina della convivenza prevista al capo II del disegno di legge, definisce 'convivenze di fatto' il rapporto affettivo stabile tra due persone che non vogliono sposarsi (o contrarre un'unione civile). Poi ricorre a 13 lunghi articoli per normare questo rapporto. Ora, una coppia sottoposta a una legislazione così rigorosa non può più essere definita 'di fatto'. Un raggiro alla legge e alla ragione
6 RISPETTO DELLE ORIGINI La legge Cirinnà, con la proposta di modifica del titolo IV della legge sull'adozione, inserisce di fatto l'omogenitorialità nel quadro giuridico italiano. Ora, tra i problemi più drammatici delle cosiddette famiglie omosessuali c'è il diritto di assicurare ai figli la memoria delle origini. In prima lettura alla Camera è stata approvata il 18 giugno scorso la legge sul 'diritto alle origini' per le persone adottate. L'omogenitorialità ripropone il problema senza assicurare ipotesi di risoluzione. Una discriminazione 'di fatto'