Un atto puramente ideologico che non cambia la vita dei cittadini, dicono i detrattori. Un balzo in avanti verso il pieno riconoscimento dei diritti civili delle coppie etero ed omosessuali, esultano i sostenitori. L’aula Giulio Cesare approva la delibera che istituisce a Roma il Registro delle Unioni civili. Un voto salutato - dentro e fuori dal Campidoglio - con striscioni arcobaleno «Roma delibera l’amore», palloncini a forma di cuore, girotondi attorno al Marco Aurelio e cori di «Bella Ciao», presenti in aula Vladimir Luxuria e le associazioni Lgbt. Tutto per un atto puramente politico, come ammette lo stesso Ignazio Marino: «Roma col suo esempio – dice – spera di poter sbloccare le titubanze dei legislatori che da troppi anni eludono un pieno riconoscimento dei diritti civili di tutte le coppie, indipendentemente dal loro orientamento». Auspicando «una legge nazionale entro i primi mesi dell’anno come affermato da Renzi». La delibera in 5 articoli passa coi voti della maggioranza di centrosinistra - astenuta la consigliera del Pd Daniela Tiburzi (vedi articolo in basso) - e del M5S. «Sì» anche dall’ex-vicesindaco di centrodestra Sveva Belviso. I «no» da Ncd, Fi e Fdi. Astenuta la Lista Marchini, favorevole al registro ma non soddisfatta dal testo che non eviterebbe unioni di comodo. «Ora il 'matrimonio' gay», auspica il leader di Sel Nichi Vendola, presente in Campidoglio. «Un ulteriore passo sul cammino di civiltà», esulta il sottosegretario Pd Ivan Scalfarotto. Dure le reazioni tra i consiglieri dell’opposizione. «Un vessillo ideologico su una materia di pertinenza parlamentare», commenta Dario Rossin (Fi). «Una messa in scena contro la legge, come già chiarito dal Viminale e dal prefetto di Roma che serve solo a illudere le persone e a indebolire le famiglie », afferma l’ex-sindaco Gianni Alemanno. Annuncia ricorsi giudiziari «in sede ammini-strativa e penale per annullare questo provvedimento illegittimo e inutile» Marco Pomarici (Lega). «Fumo negli occhi per distrarre i cittadini dal disastro della città», dice la consigliera regionale dell’opposizione (Per) Olimpia Tarzia. «Becera strumentalizzazione», sostiene Roberto Cantiani (Ncd). Dal Parlamento Gianluigi Gigli (Pi) dice che sarà la Corte costituzionale a doversi occupare dell’inserimento automatico dei 'matrimoni' gay contratti all’estero. «Patetico tentativo di mascherare una conclamata inadeguatezza ad amministrare approvando, buon ultimo, un registro inutile che resterà vuoto», dice Eugenia Roccella (Ap). Per il vescovo Enrico Solmi, presidente della Commissione vita e famiglia della Cei, «è un attentato al matrimonio: il Campidoglio ha calato la maschera, la vera finalità di questi registri è avallare i cosiddetti 'matrimoni' gay, quando altre sono le priorità». I testo definisce l’unione civile «il rapporto di reciproca assistenza morale e materiale» tra due maggiorenni anche «dello stesso sesso» non legate tra loro da vincoli giuridici». Nasce presso l’anagrafe comunale un Registro unico per tutti i Municipi aperto a «soggetti italiani, altri comunitari o stranieri, maggiorenni e conviventi» di cui «almeno uno residente nel Comune di Roma » che non siano coniugati. Un emendamento del Pd prevede che per accedere ai servizi bisogna dimostrare una convivenza di almeno un anno, ma questo non vale per la registrazione. Escluse le persone legate da vincoli di parentela fino al quarto grado, adozione, tutela o amministrazione di sostegno. Un emendamento della consigliera Imma Battaglia (Sel) prevede la registrazione automatica dei 'matrimoni' gay contratti all’estero. A disposizione i locali comunali usati per i matrimoni civili per una «cerimonia di iscrizione». Le coppie iscritte avranno gli stessi diritti e agevolazioni degli sposati, ovviamente per i servizi e i settori di competenza comunale: case popolari e asili nido comunali, dove però sono agevolate le madri non sposate. Per la cancellazione basta la richiesta di uno dei due.