Cop27. Le religiose per il clima: dobbiamo ascoltare anche le comunità ai margini
L'emergenza climatica è un tema che riguarda tutti. Per questo il prossima conferenza internazionale dedicato all'ambiente, la Cop27 in in Egitto dal 6 novembre, dovrà anche tenere conto dei più deboli.
Lo ribadisce l’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), che rappresenta oltre 600.000 religiose che operano nell’ambito della salute, della lotta alla fame e dell’assistenza all’infanzia, che chiede di “integrare le voci delle comunità marginalizzate nel dibattito globale riguardante le questioni ambientali”.
Lo fa attraverso la dichiarazione “Sisters for the Environment: Integrating Voices from the Margins” (Sorelle per l’ambiente: integrare le voci dai margini). La presentazione della dichiarazione è stata trasmessa in diretta sul canale YouTube ufficiale (www.uisg.org/it/youtube-channels) in quattro lingue: inglese, italiano, spagnolo, francese.
“È necessario ascoltare con attenzione le voci di quanti sono stati colpiti dai disastri ambientali - si afferma nel testo - sia per il riconoscimento della loro dignità di esseri umani sia, con un approccio pragmatico, per imparare dalla loro resilienza. I più vulnerabili devono essere integrati come attori principali all’interno dei quadri istituzionali, assicurando che le loro voci siano centrali nel dialogo globale per il cambiamento e che non siano relegate a una advocacy periferica e isolata. In particolare, bisogna accogliere i suggerimenti delle comunità indigene per fermare o modificare i progetti che interessano le loro terre, e garantire che l’opinione esperta delle comunità sia parte degli sforzi per la mitigazione dei cambiamenti climatici e il crollo della biodiversità”.
Punti fondamentali
Altri due punti fondamentali del documento riguardano la necessità di integrare le risposte al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, riconoscendo la natura interconnessa delle sfide ecologiche, e di unire la cura per l’ambiente a quella per le persone più deboli, rifiutando la visione antropocentrica “alla base delle abitudini di consumo più distruttive”.
Uisg
Agire velocemente
All’interno della dichiarazione l’appello delle religiose ad “agire velocemente per arrestare il crollo della biodiversità, assicurando che, entro il 2030, almeno metà della Terra e degli oceani diventino aree protette, ricostituire gli ecosistemi devastati e ridurre la dipendenza globale dai combustibili fossili”. Ma anche l’invito a “raggiungere il consenso globale sul Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili, e sottoscrivere l’accordo di un nuovo quadro globale per la biodiversità”.
Da un lato, la dichiarazione affronta l’emergenza attuale identificando la Cop27 sul cambiamento climatico e la Cop15 sulla biodiversità come opportunità essenziali per invertire la tendenza che sta distruggendo la Terra. Dall’altro, esprime la visione radicata e guidata dalla fede per una conversione ecologica che per decenni ha ispirato la missione delle suore, e ancora continua in tutto il mondo.
Cinque storie
Nel corso della presentazione sono state riportate cinque le storie scelte per raccontare l’impegno delle religiose in prima linea per salvaguardare il pianeta: suor Anne Carbon nelle Filippine; suor Jyotisha Kannamkal in India; suor Nathalie Kangaji nella Repubblica Democratica del Congo; le Suore della Misericordia delle Americhe (in inglese Sisters of Mercy of the Americas) e Sr. Iraci de Fátima Cirino dos Santos in Brasile. Dal lavoro al fianco degli indigeni Subaanen, minacciati dai progetti di estrazione mineraria, all’impegno per assicurare istruzione e sostegno alle comunità più vulnerabili. Dall’assistenza legale affinché le multinazionali della filiera del cobalto rispettino l’ambiente e le popolazioni locali alle campagne di lobbying per lo stanziamento di fondi a sostegno dei Paesi a basso reddito per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
(leggi le storie: scarica il Pdf clicca qui)
Seminare speranza
Nel corso del suo intervento, la coordinatrice di “Seminare speranza per il Pianeta” Suor Sheila Kinsey ha illustrato alcuni dei risultati ottenuti attraverso il lavoro in rete: «Abbiamo collaborato con i gruppi di conservazione della terra per preservare le sementi native, mitigare i danni derivanti dalle attività estrattive, piantare alberi per la riforestazione, coltivare orti comunitari e proteggere le terre e i diritti fondiari dei popoli indigeni. Con un’attenzione particolare alle questioni legate all’acqua, le reti di Seminare speranza per il Pianeta hanno promosso l’accesso all’acqua potabile, sensibilizzato l’opinione pubblica sui temi dell’inquinamento e della scarsità di acqua, sostenuto le normative per la protezione delle fonti d’acqua dolce, assicurato pozzi e condutture alle comunità con accesso limitato all’acqua potabile e lavorato a progetti per la pulizia degli oceani nel mondo».
L'appello
«Poiché il futuro del nostro Pianeta è in bilico, sappiamo che per raggiungere il punto di svolta del cambiamento è necessario che tutte le persone di buona volontà collaborino al di là dei confini e delle identità, mettendo da parte le differenze per difendere la nostra casa comune». È l’appello finale di Suor Patricia Murray, che sottolinea come la dichiarazione incarni questo spirito di cooperazione che le religiose cercano di promuovere, basandosi sulla collaborazione tra uffici, partner e finanziatori della UISG.
IL DOCUMENTO INTEGRALE IN PDF - clicca qui
Comunità indigena in Amazzonia - Ansa