«Alla fine le criticità che avevamo evidenziato sin dall’inizio sono venute tutte fuori». Non ci sta Francesco Scrima, segretario nazionale della Cislscuola, a sottoscrivere i toni «trionfalistici che si stanno utilizzando per commentare la chiusura della fase B del piano di assunzioni». Al contrario «grazie a questo sistema migliaia di docenti saranno costretti a fare le valigie».
Però, nonostante anche gli inviti di qualche sindacato a non presentare le domande per le fasi B e C, soltanto 244 precari hanno rifiutato l’assunzione in questa fase. Una sconfitta? E cosa potevano fare questi precari? Dire no significava precludersi qualsiasi ulteriore possibilità di assunzione in questo piano. Non è stata una scelta libera, ma imposta. Erano, di fatto, costretti ad accettare altrimenti perdevano tutto. Drammi che si potevano evitare se si fosse fatto diversamente, evitando questa mobilità forzata.
Ma in che modo? Bastava modificare il percorso di questo piano, come abbiamo chiesto più volte chiesto: trasformare l’organico di fatto in organico di diritto e stabilizzare i precari nelle province in cui già lavoravano. Si sarebbe ottenuto lo stesso risultato ridimensionando di molto la mobilità forzata.
Se era così semplice, perché non si è proceduto in questo modo? Una scelta del governo. Una volontà politica di non stabilizzare gli insegnanti precari di seconda fascia, cioè quelli che pur ricoprendo incarichi non sono inseriti nelle graduatorie a esaurimento. Quelli, tanto per capirci, per i quali la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per aver continuato ad assumerli con contratti a tempi determinato per un periodo superiore ai 36 mesi senza poi egolarizzarli.
Comunque il piano al termine porta in ruolo centomila docenti precari. Certo, ma si badi bene che le 45mila assunzioni previste nella prima fase sono di fatto posti dell’organico di diritto, cioè cattedre che si sarebbero dovute comunque coprire quest’anno. Altro che i 150mila assunti di cui si parlava nella prima versione della buona scuola, ridottisi poi a 102mila, e infine ai 55mila dell’organico potenziato.
Torniamo alle nomine con trasferta. Ma non ne valeva la pena visto che si tratta di un posto di ruolo? Ribadisco che si poteva fare il tutto riducendo al minimo questo disagio. Non si tratta, come è stato detto, di 'dare il posto di lavoro sotto casa' e neppure della paura di trasferirsi. Ma una cosa è farlo volontariamente e magari in giovane età e un’altra è farlo perché costretti creando gravi problemi alle famiglie. I nostri uffici sono rimasti aperti fino al 14 agosto per aiutare a presentare la domanda di assunzione e le posso assicurare che ci sono passati davanti agli occhi molte situazioni davvero drammatiche.
Tra poco si torna in classe. Sarà una partenza difficile? Da parte nostra non vi sarà alcun boicottaggio o intralcio, anche se non rinunciamo a dire la nostra e a continuare la battaglia contro la riforma. Lo faremo per via giudiziaria su quegli aspetti in cui sono lesi i diritti dei lavoratori e anche quelli sindacali. E lo faremo nelle sedi istituzionali. A cominciare dal ministero dell’Istruzione, dove siamo stati convocati per il 23 settembre. Dal ministro ci attendiamo risposte alle nostre osservazioni e soluzioni alle richieste.