Attualità

Un bilancio. Reddito per tanti ma non per tutti I nodi famiglie, clochard e stranieri

Diego Motta martedì 11 giugno 2019

La difficoltà, per tutte le persone, di raggiungere la 'sbandierata' quota 780 euro, l’esclusione dei veri poveri come sono i senza dimora, il difficile passaggio dal precedente reddito d’inclusione, il nodo della pensione di cittadinanza. A tre mesi dal lancio in grande stile, il reddito di cittadinanza resta un cantiere aperto.

Pieno di lavori in corso, come quelli per il varo dei centri per l’impiego e per l’assunzione dei famosi navigator; attraversato da dubbi e perplessità degli operatori di Caf e patronati, che raccontiamo in questa pagina. La posizione del governo, che ovviamente difende il provvedimento, è chiara. Il presidente del Consiglio ha ripetuto che sulla misura simbolo tanto voluta dai Cinque stelle indietro non si torna e il ministero dello Sviluppo economico, guidato da Luigi Di Maio, si è mosso annunciando che, con i maggiori fondi disponibili, verrà avviato il potenziamento dei Centri per l’impiego, dopo il trasferimento delle risorse alle Regioni. Nel frattempo, settimana scorsa l’Inps ha aggiornato i primi numeri ufficiali.

Al 30 maggio scorso sono state presentate esattamente 1.252.148 domande per accedere ai benefici del sussidio. Di quelle pervenute tra marzo e aprile, ovvero poco più di un milione e 60mila, l’istituto previdenziale ne ha già lavorate oltre 960mila e ne ha accolte 674 mila. Le istanze respinte, invece, sono 277mila, mentre 9mila domande saranno riesaminate attentamente dai tecnici del-l’Inps, che nel tirare le prime somme relative al provvedi- mento ha stimato un tasso di rifiuto al momento del 26%. Il presidente dell’istituto, Pasquale Tridico, ha spiegato che finora l’importo medio del reddito di cittadinanza, considerando le domande accolte, è di 540 euro mensili.

Mentre l’importo medio delle pensioni di cittadinanza finora liquidate, che sono circa 81 mila, è di 210 euro (spesso aggiuntive rispetto alla quota della pensione sociale o di invalidità). In realtà, le critiche non mancano e sono arrivate sia dall’opposizione, sia da alcuni econimisti sia dalle parti sociali. Secondo il Partito democratico, in particolare, «l’Inps non vuole far sapere che circa il 30% di chi riceve il reddito, riceve un assegno inferiore a 300 euro, ben lontano dai 780 euro tanto propagandati in campagna elettorale ». Uno studio pubblicato alcuni mesi fa da lavoce. info, a firma di Chiara Giannetto e Mario Lorenzo Janiri, ha messo invece nel mirino la cosiddetta pensione di cittadinanza.

Secondo i due economisti, lo strumento presenterebbe elementi di ambiguità, poiché «le vecchie misure assistenziali non vengono sostituite, ma solo affiancate dal nuovo istituto. Il rischio di confusione è quindi alto: tutte queste prestazioni non sono legate tra loro da un unico disegno». L’altro nodo da sciogliere ri- guarda il passaggio dal reddito di inclusione al reddito di cittadinanza. «Auspichiamo che si attivi un sistema di coordinamento a livello nazionale, regionale e locale, con il coinvolgimento fattivo del Terzo settore» ha chiesto venerdì da Milano Paola Gilardoni, portavoce dell’Alleanza contro la povertà.

Rilevando che «con il Rei è stata istituita una cabina di regia che non è stata ancora convocata», l’Alleanza ha evidenziato nello stesso tempo la necessità di «una maggiore integrazione sul territorio tra i servizi sociali e di risposta ai bisogni assistenziali, con i processi e i servizi di reinserimento lavorativo». Resta dunque lontano l’ambizioso traguardo di coniugare, in una sola misura, la lotta alla povertà e una terapia d’urto contro la disoccupazione. Finora, per stessa ammissione dei proponenti, l’intervento messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico ha cercato di dare respiro e risposte agli indigenti, mentre i tempi necessari per creare lavoro saranno più lunghi.

Tra i soggetti più penalizzati – a causa di scale di equivalenza inadeguate, come anche 'Avvenire' ha più volte segnalato – ci sono le famiglie con minori, mentre per molti di coloro che non hanno nulla, nulla è previsto. Lo ha ricordato in una nota la Fiopsd, la federazione che rappresenta le persone senza dimora. «Nonostante i principi ispiratori nascano da buoni sentimenti, nella pratica vediamo che per presentare domanda un requisito importante è la residenza, criterio decisamente critico per gli emarginati. Il reddito di cittadinanza è dunque una misura per molti, ma non per tutti». Escluse sono anche molte delle famiglie composte da stranieri regolari ma residenti in Italia da meno di 10 anni. «Così come è strutturato – conclude il presidente delle Acli, Roberto Rossini – il Reddito di cittadinanza esclude o penalizza una larga fascia di poveri assoluti».